Festival di Locarno
10 agosto
Locarno 2008 si conferma decisamente un’edizione sottotono. Ancora non ci sono state grandi sorprese in grado di smentire le funeste previsioni che vedono la manifestazione ticinese di quest’anno ai suoi minimi storici.
Un punto di forza del festival sembrano essere i grandi scrittori adattati per il grande schermo o improvvisatisi registi. A questa seconda categoria appartengono Michel Houellebecq e Alessandro Baricco. Mentre di quest’ultimo si attende, e si teme, per domani la visione, nella cornice della Piazza Grande, del suo Lezione 21, lo scrittore francese ha gia’ dato il colpo di grazia con il suo La possibilitè d’une ile, tratto dal suo stesso omonimo romanzo (in italiano La possibilità di un’isola), presentato nella sezione molto collaterale Play Forward. Il film racconta di un personaggio, Daniel25, che vive in una cella sotterranea e racconta di Daniel1, di cui e’ il 25o clone, fondatore di una setta che ricorda Scientology. Si tratta di un’opera pretenziosa, che vorrebbe toccare alte vette filosofiche, e quantomai inutile. Sembra quasi un’involontaria parodia degli ultimi film di Wim Wenders, quelli piu’ insulsi. Ma questo film è ancora piu’ insulso!
Di un altro grande romanziere, Chuck Palahniuk, si è visto l’adattamento del suo romanzo Choke Soffocare), opera del regista, e attore, Clark Gregg, presentato in Piazza Grande. La scrittura iperbolica dell’autore di Fight Club è ben trasposta nel film, anche se l’opera letteraria di partenza è stata abbastanza edulcorata nelle sue parti piu’ estreme, cosa che ha provocato lo scalpore dei “palahniukiani”. Rimane una storia sufficientemente strampalata in cui il protagonista, Victor Mancini (Palahniuk ha rivelato in conferenza stampa di aver preso il cognome del grande compositore Henry Mancini) è un sessodipendente che lavora in un parco divertimenti vestito da colono americano, per una rievocazione storica, e frequenta le riunioni dei “sessuomani anonimi”. Fight Club rimane il film migliore tratto da Palahniuk, che ha avuto modo di incontrare il pubblico e di rivelare come il suo immaginario sia profondamente cinematografico. I grandi film della storia del cinema da lui amati, come Quarto potere (Citizen Kane, Orson Welles, 1941), Sunset Boulevard (id., Billy Wilder, 1950), Rosemary’s Baby (id., Roman Polanski, 1968) sono tutte opere non realistiche, con personaggi sopra le righe che lo hanno influenzato.
Scandalo annunciato, almeno per l’Italia, per il documentario Il sol dell’avvenire di Gianfranco Pannone, presentato nella sezione Ici & Ailleurs. Il film racconta, per voce degli stessi protagonisti riuniti in una trattoria emiliana, la fondazione delle Brigate Rosse. Ideologicamente molto spigoloso (sarà protagonista di polemiche infinite) per tutta una serie di elementi, come il riferimento ai partigiani Fratelli Rosselli, il film va visto anzitutto da un punto di vista cinematografico e, in questo, si può dire che raggiunge lo scopo prefissato, di infliggere notevoli colpi allo stomaco agli spettatori. Come definire altrimenti la scena in cui i brigatisti della prima ora, Franceschini & co., chiacchierando amabilmente in trattoria, affermano «se avessimo vinto noi, Pol Pot ci avrette fatto un baffo»?
A cura di Giampiero Raganelli
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