Il destino di Hellboy
Un prologo nell’infanzia del protagonista e nella sua alterata immaginazione di demone buono. Qui inizia il nuovo film di del Toro sull’eroe rosso dei fumetti. Dopo lo splendido Il labirinto del fauno (2006), il regista messicano racconta ancora di una trama, di legami narrativi, di meccanismi perfetti che avanzano senza sosta e non possono essere fermati. O quasi.
C’è qualcosa oltre la normale visione delle cose, del Toro non manca di sottolinearlo. Così, come i suoi personaggi devono indossare strani occhialoni rivelatori, anche gli spettatori devono andare oltre per vedere il mondo sotto/sovrapposto a ciò che è considerato “realtà”.
Nei titoli di testa dunque quasi tutto il significato si mostra, come in un film di Tim Burton: le rotelle rosse, ingranaggi che si incastrano e ruotano l’uno nell’altro sono le immaginazioni, la mente, la fantasia di un piccolo Hellboy affascinato dalle favole sull’origine del mondo umano. Ma sono anche quella componente microscopica che dovrà combattere, quell’armata d’oro che dovrà fermare.
C’è il tempo che scorre e il destino in questo secondo film su Hellboy: figli che compiono un destino già segnato, come i principi Nuada e Nuala. Creature elfiche che si gettano in azioni e rivoluzioni come fossero guidati/costretti da regole ben predefinite. Lo stesso principe, alla fine, lo ammette: “Ora io non posso più fermarmi”.
Un’affascinante mancanza di divisione manichea tra Bene e Male rende il racconto particolarmente profondo: sebbene agisca “male” uccidendo il padre, il principe Nuada non è un classico cattivo, ma una creatura che segue il suo destino, nel tentativo di ristabilire un ordine nel mondo. Così come la principessa, sua gemella diametricamente opposta, segue la sua indole benevola nel gesto estremo, d’estremo amore. E certamente l’ombra del male aleggia da sempre su Hellboy, come sulla pericolosità bruciante della sua bella Liz.
Più che l’armata vera e propria, fatta di inanimati pezzi magici di un ferro eterno, che seguono ed eseguono senza anima e ragione, Hellboy deve combattere il destino, il suo prima di tutto. Creatura contro, -natura, la sua e quella degli umani, parte di una coppia di freaks, emarginati, alieni, romperà o cercherà di infrangere l’ineluttabilità del suo tempo e della sua storia. La lotta più profonda si gioca nella propria carne.
Curiosità
Quasi verso la fine, ma praticamente centrale nell’andamento della storia e di quelle che verranno, è l’incontro con l’angelo della Morte, una splendida creatura partorita dalla mente di del Toro, aliena dalle storie a fumetti di Mignola, interpretata dall’artista del movimento Doug Jones, già Abe Sapien e Fauno nel Labirinto. Nel frattempo, attendiamo chissà quali visioni nell’annunciato Lo hobbit, 1 e 2, rispettivamente per il 2011 e 2012…
A cura di Francesca Bertazzoni
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