Chi guarda e chi è guardato
Come reagireste se, da un momento all’altro, le persone che vi circondano, più o meno conosciute, cominciassero a suicidarsi una dopo l’altra? Cosa pensereste? E, soprattutto, una volta stabilito che si tratta di un misterioso impulso che conduce all’autodistruzione, dove andreste?
E venne il giorno, ma forse è meglio chiamarlo col suo nome di battesimo, ovvero The happening, è il nuovo agghiacciante incubo costruito da M. Night Shyamalan in grado di sconvolgere per l’ennesima volta le convinzioni dello spettatore. Come nei film precedenti il regista, nato in India e cresciuto con i film di Spielberg e Lucas, procede sui binari che l’hanno reso celebre, quelli della suspense, dei simboli, della paura e della morte e aggiorna con un pezzo deforme e stratificato il puzzle della sua nuova fase creativa incominciata con Lady in the water (id., 2004).
Conclusa la trilogia sulle figure pop (i ghost di The Sixth Sense (id., 1999), i comics di Unbreakable (id., 2000), gli E.T. di Signs (id., 2002)) con tanto di postilla metalinguistica sulla società moderna e sulle credenze popolari di ) The Village (id., 2004), Shyamalan ha intrapreso un percorso ancora più intricato, complesso e rischioso che ha come protagonista la natura e i suoi elementi: l’acqua in Lady in the water (id., 2006), il vento in The Happening.
Nonostante una piccola, ma sostanziale, variazione tematica (e, forse, vocazionale) del suo cinema, virato ora verso una direzione sempre popolare ma più retorica e, forse, più ruffiana, Shy ha mantenuto il suo stile elegante fatto di pause, silenzi, pensieri e attese dove l’uomo è alla ricerca soprattutto della salvezza (sua e degli altri). Si tratta ancora di eroi, ma il termine va inteso in maniera più popolare, più raggiungibile dal pubblico.
Non più un supereroe, ma un uomo qualunque che si trova immerso in una situazione catastrofica. Shyamalan ricodifica i generi cinematografici senza perdere il gusto della citazione letteraria, filosofica e cinematografica. Il sapore orrorifico e del fantastico, dell’assurdo e del paradosso è, anche in The Happening, frutto delle passioni del regista indiano che dichiara apertamente di rifarsi ai suoi maestri di sempre: Spielberg e Lucas, Hitchcock e Kubrick (guarda caso, nei film di Hitchcock, il protagonista dell’assurdo è sempre l’uomo qualunque).
Un film che racconta la paura dell’uomo nei confronti dell’ignoto e della solitudine,e che racconta la natura come essere vivente e partecipe. Un film, infine e alla fine, che spiazza (delude?) le attese dello spettatore. Ma in quel caso, forse, servirebbe guardare il tutto da un altro punto di vista: chi è veramente ospite o intruso? Quanto è necessario l’amore?
Curiosità
Come Hitchcock, Shyamalan si diverte a partecipare ai propri film con corposi camei o fugaci apparizioni.
In The Happening interpreta Joey. A proposito dell’idea del film, Shy ha detto: «Era una giornata magnifica e gli alberi circondavano l’autostrada. Improvvisamente, ho pensato a cosa succederebbe se un giorno la natura si rivoltasse contro di noi. In quel momento, mi è venuta in mente tutta la struttura di E venne il giorno e i personaggi sono emersi subito in maniera chiara. Era una sensazione magnifica, perché i film sono sempre più accessibili quando l’elemento predominante è la struttura».
A cura di Matteo Mazza
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