Per amore di remake
Impossibile rifare il fortunatissimo Il matrimonio del mio migliore amico (My best friend’s weeding, P.J. Hogan, 1997) in cui Julia Roberts, Cameron Diaz e Rupert Everett danno il meglio di sé in una brillante commedia a sfondo “matrimoniale”, troppo recente e a suo modo ineccepibile. Ma arriva comunque da lì Made of Honor di Weiland, che sovverte i ruoli ma mantiene i nuclei narrativi.
È Tom, il bello di Grey’s Anatomy a scoprirsi innamorato della sua migliore amica di sempre, Hannah, proprio nel momento in cui lei annuncia le sue frettolose nozze con il principe azzurro (verde-rosso, è scozzese) disposto a preservarla da un destino di singletudine. Agnizione, redenzione, lieto fine: tutto qui.
I cliché ci sono tutti ed è quasi confortante ritrovarli: lui che cerca di vivere con le altre “quei momenti” che in realtà può vivere solo con lei, lei che con il vestito da sposa addosso scopre intollerabili difetti del futuro marito, lui che cerca di farle capire che sta sbagliando e lei che, come in ogni film del genere, è bellissima come tutte le altre conquiste ma, chissà perché, non fa parte dello schieramento.
Il tutto contornato dalle classiche testimoni un po’ buffe, un po’ ciccione, familiari ostili, addii al nubilato, al celibato, regali, vestiti… Che dire: non manca nulla.
Ma mentre Il matrimonio del mio migliore amco” abbozzava un accenno alla complessità dei rapporti, spaziando tra ossessività, egocentrismo, amore e amicizia, oltre che a regalarci un Rupert Everett veramente esilarante, questo film inanella gag simili e simili atmosfere, ma inevitabilmente private di una qualsiasi autentica emozione.
Sarebbe ingiusto dire che non si ride e che la commedia non è godibile: lo è, assolutamente, come la pagina dell’oroscopo in fondo al quotidiano, come la mezz’oretta di soap opera a cena, come la canzone pop del momento che ti fa ballare. Solo un momento, mai più lungo di così.
Curiosità
Il regista Paul Weiland ha diretto diverse puntate per la tv e per l’home video di “Mr. Bean”.
Nel film recita la sua ultima parte da attore Sydney Pollack, recentemente scomparso.
A cura di Daniela Scotto
in sala ::