La crisi delle ombre
“Non era più una strada ma un mondo, un tempo e uno spazio di cenere in caduta e semioscurità.”
Don DeLillo ha impiegato sei anni buoni per maturare il SUO romanzo sulla tragedia dell’11 settembre. Questo romanzo è tutto suo. Bastano poche righe per venire catapultati nell’intensa, controllata e trasfigurante dimensione narrativa dello scrittore americano. E dietro agli occhi si rincorrono le immagini viste sul giornale, su internet, in televisione.
Presto il piano temporale perde coerenza e il testo diventa un’esplosione di frammenti, come le schegge di vetro incastonate sulla faccia di Keith Neudecker, sopravvissuto alla caduta delle torri. Lui e la sua famiglia cercano di superare quel momento. “Ma quello era prima, adesso è dopo”, e i loro corpi non ci sono più, diventano l’aria stessa che respirano, e sono rimaste solo le ombre, mentre vivono vite che non gli appartengono.
E poi ci sono i simboli: il funambolico artista di strada che si fa chiamare “l’uomo che cade”, sospeso a mezz’aria da un’imbragatura, sopra la strada a testa in giù, abiti da ufficio, le braccia lungo i fianchi e un ginocchio sollevato – riuscite a vederlo? – e i corsi di scrittura per tenere in vita la memoria di Lianne (la moglie di Keith) e le nature morte di Giorgio Morandi.
Più in là c’è l’agghiacciante quotidianità di uno dei terroristi che si prepara all’attacco. Lontano, sempre più vicino.
E così torniamo alle torri che cadono, all’inizio di tutto. Poche pagine imbattibili e la sensazione di riuscire a sentire e vedere veramente le parole di DeLillo. Sono immagini che hanno acquisito forza con il tempo e la ripetizione. Lui scrive e io so già cosa vedere. Ma continuo a leggere, perché è meglio che chiudere gli occhi e rischiare di vedere veramente qualcosa.
“Poi vide una camicia scendere dal cielo. Camminando la vide cadere, agitava le braccia come nulla in questa vita.”
Un brivido.
L’autore
Don DeLillo è nato a New York da genitori italiani emigrati subito dopo la prima guerra mondiale. Nato e cresciuto nel Bronx, ha pubblicato il suo primo romanzo, Americana, nel 1971. Tra i suoi romanzi più importanti: Rumore bianco (1985) e Underworld (1997).
A cura di Michele Marcon
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