What makes us different makes us beautiful
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“A fairy tale like no other”: una favola come nessun’altra, questo è il genere a cui sembra appartenere Penelope, il film diretto da Mark Palansky, qui alla sua prima regia cinematografica. In realtà si tratta di una favola che rispetta a tal punto le regole del genere da risultare davvero “like no other”. Gli ingredienti necessari ci sono tutti: una fanciulla sfortunata, una maledizione da spezzare, un principe azzurro che prima o poi arriva, un cattivo di turno e, non ultimo, il lieto fine. Ma quello che rende la favola così riuscita è un’impalpabile ironia che l’attraversa dal prologo all’epilogo, un elemento che la qualifica in pieno come favola moderna, anzi contemporanea, e che conduce dritto fino al trionfo di una morale che non è moralistica – “I like myself the way I am” – e che risulta il reale strumento per spezzare il maleficio.
L’ironia che pervade il film non è data, come si potrebbe pensare, semplicemente dai meccanismi innescati dal naso a porcellino di Penelope, di fronte al quale gli ignari pretendenti scappano terrorizzati nonostante la ricca dote (ribaltando l’immagine della Penelope omerica assediata dai proci), ma dai dettagli disseminati qua e là, dalla vita contemporanea riflessa nei grandi occhi della protagonista (Christina Ricci, una che di malefici se ne intende), persa in un mondo urbano che non conosce e che lo spettatore avverte come ambientazione ibrida, tipica della favola, un po’ Londra, un po’ New York, un po’ Tim Burton (inevitabile il riferimento, trattandosi di fairy tale). Nella colorata giungla urbana, a fare da spalla alla fanciulla ‘maledetta’ imbacuccata sotto una sciarpa, c’è Annie, una brava Reese Whiterspoon Vespa-munita alle prese con un ruolo un po’ diverso dal solito. Accanto alle due attrici, James McAvoy (quello di Espiazione), nei panni di Max, inviato come candidato alla mano di Penelope da Lemmon, un reporter in cerca di scoop che vuole una foto della mostruosa fanciulla. Sarà lui il principe azzurro? Mezza commedia mezza favola fantasy, Penelope scorre via fino allo scioglimento finale con un’autoironia che riempie lo schermo più di quanto non faccia l’orribile naso porcino della protagonista. Ma quello che ci rende diversi ci rende belli, e accettarlo è l’unico modo per essere felici: in questo caso la vita assomiglia alla favola.
Il film, girato interamente in Inghilterra, è stato realizzato nel 2006, ma a causa di problemi legati alla distribuzione e al calendario di uscita di produzioni più grandi è rimasto lontano dai grandi schermi fino allo scorso febbraio, quando è uscito sia in Inghilterra che negli Usa.
A cura di Antiniska Pozzi
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