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cultura dell'immagine e della parola

Cannes
16 maggio

Jerzy Skolimowski in conferenza stampaIeri grandissima emozione a Cannes, ma non nella Competition, bensì nella Quinzaine des realisateurs, la manifestazione collaterale giunta alla 40° edizione, essendo stata introdotta nel 1968 da Godard e Truffaut.
A inaugurarla quest’anno e’ stato Jerzy Skolimowski, il grande regista della nouvelle vague polacca. Dopo 17 anni dal suo ultimo film, e dopo che sembrava aver rinunciato al cinema per dedicarsi alla pittura, Skolimowski realizza un film intensissimo, Czery noce z Anna (italic]Four Nights with Anna), la storia tragicomica di un personaggio isolato, profondamente innestata all’interno del paesaggio della pianura polacca. Un film che non segue una narrazione lineare, ma una sorta di “stream of consciousness”. Ovazione lunghissima al regista presente in sala.

Per la sezione Un Certain Regard, Tokyo! , film in tre episodi di Michel Gondry, Leos Carax e Bong Joon Ho. Ripresa l’idea di [itlaic]New York Stories (Martin Scorsese, Francio Ford Coppola e Woody Allen) (1989), tre episodi dedicati a una grande città, con la differenza che gli autori non sono suoi cittadini, per cui la vedono dall’esterno.
In un periodo in cui Tokyo sembra di moda nella letteratura e nel cinema, era inevitabile dedicarsi alla capitale nipponica. Dei tre episodi il migliore e’ quello di Gondry, con uno sguardo delicatissimo sulla vita dei giovani giapponesi, con punte di surrealismo che riprendono l’immaginario di certo cinema di fantascienza giapponese. Se Tetsuo (1989) di Tsukamoto parla di un ragazzo che si trasforma in macchina, Gondry fa trasformare la protagonista in una sedia!

Sempre per Un Certain Regard, Hunger del regista irlandese Steve McQueen (nessuna parentela), un film che ricostruisce la detenzione con sevizie e torture pesantissime ad opera dei membri dell’Ira, e la storia di Bobby Sands che si è lasciato morire di fame per protesta.
Un film agghiacciante, quasi senza dialoghi. E un inizio notevole: uno degli aguzzini del carcere esce di casa la mattina per recarsi al lavoro, in un tipico ambiente residenziale inglese con i cottage e tanto verde.

Tornando alla cosa che dovrebbe essere più importante, la Competition, oggi si è visto Un conte de Noël di Arnaud Desplechin. Si tratta di una specie di riedizione mdoerna (ma qualcuno potrebbe anche intenderla come una dissacrazione), del quasi omonimo racconto di Dickens. Una famiglia si riunisce per Natale dopo aver mancato la festività per lungo tempo, causa attriti fortissimi tra alcuni suoi membri. Si ritrovano non per festeggiare la festa, ma per cercare un midollo compatibile per l’anziana madre, una Catherine Deneuve splendida come sempre, affetta da un male terribile.
Grande merito a Desplechin di essere riuscito a trattare un tale argomento con una leggerezza impensabile.

Ancora nella Competition, un film turco, Uc Maymun di Nuri Bilge Ceylan (Uzak). Una narrazione atipica con molte elissi narrative che riguardano gli eventi più importanti, molte cose non dette, ma lasciate all’immaginazione, e lunghissime riprese dove non succede quasi nulla. Ciononostante, e forse proprio per questo particolare stile di regia, un’opera molto intensa.

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