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cultura dell'immagine e della parola

Sotto quel cielo
Berlino, 13 febbraio

Dopo la cena volante, ma pesantina di ieri sera, la sveglia suona presto e il cielo plumbeo di primo mattino non promette spiragli di sole. Rapida colazione e pronti per la prima pellicola di oggi, Kabei, del regista giapponese Yôji Yamada , in competizione.
La storia è quella di una coppia sposata da molto tempo, Kayo e Shigeru, che nella Tokyo del 1940, in piena Seconda Guerra Mondiale, si ritrovano catapultati in una situazione totalmente inattesa: Shigeru viene arrestato dalla polizia accusato di tradimento e Kayo (che le due figlie chiamano Kabei) si ritrova a badare alla famiglia, con l’aiuto di poche persone, cercando di mantenere la serenità in famiglia. L’attacco di Pearl Harbour e la definiva entrata in guerra del Giappone contro gli Stati Uniti complicheranno la situazione in maniera ancora più drammatica.
Una pellicola che parla di repressione e di censure, di carcere duro, ma che sembra, però, accostarsi a un melò storico già visto e rivisto.

Ma è il oggi è il giorno di Caos Calmo di Antonello Grimaldi con Nanni Moretti, che arriva alla Berlinale con quasi il cast al completo.
Si è detto e scritto molto sul film oramai, ma la stampa estera, al primo screening, sembra gradire il film con buoni applausi e con il tutto esaurito in conferenza stampa.
Domande di rito e la polemica della Cei contro la famigerata scena di sesso, “ abilmente “ ignorata da Moretti. L’accoglienza ci è sembrata più che buona, quindi un in bocca al lupo sentito al baffo – barba Moretti, a nostro parere, tra i papabili per l’Orso come miglior interprete.

Neanche il tempo di rifiatare, che il programma incombe, ed eccomi al CinemaxX7, per la proiezione della pellicola francese Lady Jane, di Robert Guédiguian, anch’essa inserita nel concorso ufficiale. La storia è quella di tre ex rapinatori, Renè, Francois e Muriel (la Lady Jane in questione), che a distanza di quindici anni dall’ultima rapina finita nel sangue si ritrovano per un motivo molto diverso.
Un giallo “alla francese”, ma autoriale, non banale, un film che si fa seguire e che non manca di colpi di scena.

Pochi momenti liberi purtroppo nella vita del giornalista giramondo, ma la straordinaria bellezza moderna di Berlino mi rapisce in ogni momento. Trovo qualche momento per dirigermi verso la Porta di Brandeburgo, passando dalla Potsdamer Bahnhof, percorrendo le vie caotiche, ma ordinatissime, della metropoli, tra i grattacieli tecnologici e fluo e le bellezze teutoniche (a tratti imbarazzanti).
Le grida disumane che rompono il caos calmo della città sono invece per Madonna, eroina di giornata, alla sua prima regia con il film Filth and Wisdom: una pellicola esistenzial-giovanilistica, che (ed è già un successo) non ha riscosso fischi. Di sicuro sul red carpet è stata lei la stella più luminosa di giornata.

Un panino caldo di fronte allo scintillio del Berlinale Palast mi conforta, il freddo della sera punge più che mai, ma la giornata non è ancora finita. Leggo di una pellicola macedone e decido di seguirla : la scelta si rivela ottima.
Il film in questione è inserito nella sezione Panorama, davvero una sorta di concorso parallelo, con lavori e storie degni del programma ufficiale. I am from Titov Veles della regista Teona Strugar Mitevska, con l’interpetazione principale della sorella Labina Mitevska: tre sorelle vivono insieme ma conducono vite diverse : la più piccola, muta per scelta, rimasta sola a combattere per sé stessa e per la propria casa, (ri)trova l’amore di un uomo nell’emblematica bellezza della periferia di un piccolo paese. Una storia rassicurante, che richiama il cinema di Antonioni e di Jodorowsky.

Ore 2.00 di notte: è ora di riposare, ultimi appunti e poi una doccia calda e una sana dormita. Penso di essermela meritata, che ne dite ? A domani.

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