Piccole magie non riescono
Si può interpretare in due modi l’esordio dietro la macchina da presa di Zach Helm. Lo si può vedere come un film pedagogico per bambini (in stile Disney, alla Mary Poppins – id., Robert Stevenson, 1964), e risultare sotto alcuni punti di vista apprezzabile. Lo si può invece vedere come una fiaba destinata a un pubblico anche più adulto (come ad esempio gli Edward e i Wonka burtoniani), e in questo caso finisce decisamente per deludere.
Non si capisce infatti quali siano stati gli intenti del giovane autore californiano, subito dopo l’uscita di Vero come la finzione (Stranger Than Fiction, Marc Forster, 2006 – di cui è sceneggiatore) un po’ prematuramente definito dalle riviste Variety ed Empire come il nuovo Charlie Kauffman. Ma se Kauffman è (quasi) sempre riuscito a mescolare sperimentazione (si vedano le collaborazioni con Spike Jonze) e facilità di fruizione (si veda il premio Oscar vinto per Se mi lasci ti cancello – Eternal Sunshine of the Spotless Mind, Michel Gondry, 2004), Helm abbandona quasi del tutto il desiderio di trovare nuove soluzioni di scrittura, finendo per realizzare una favoletta per under 12. La buona morale per cui “se si crede in se stessi tutto è possibile” finisce per essere stucchevole al pubblico adulto, perchè non supportata da una sceneggiatura che sappia sorprendere e mescolare le carte. Da Shrek (id., Andrew Adamson e Vicky Jenson, 2001) in avanti è sempre più difficile proporre favole convenzionali che possano convincere davvero, perchè il pubblico ormai vuole qualcosa di più. Non bastano scenografie curatissime che richiamano Magritte e l’Art Nouveau, se i protagonisti sono abbozzati e lasciati per la loro strada. Non bastano divertenti gag con personaggi di contorno come le scimmiette e i Muppet, se lo script è prevedibile e scontato. Anche gli attori sembrano spesso fuori luogo, da un Dustin Hoffman che pare pescato direttamente dallo spot di Sky a una Natalie Portman che ormai sembra più a suo agio in parti drammatiche. Da non sottovalutare invece Jason Bateman, che negli anni Ottanta era pronto per diventare una delle star di Hollywood e oggi sembra finalmente sulla buona strada per farcela.
Mr. Magorium è insomma nulla più che un film da andare a vedere con i figli durante le vacanze di Natale. Peccato che le strane logiche distributive italiane l’abbiano portato nelle sale un mese più tardi.
Curiosità
Se proprio si vuole trovare un buon motivo per andare a vedere il film, lo si può trovare nel fatto che il 2% dell’incasso sarà devoluto all’Unicef per un progetto a favore dei bambini del Benin. Maggiori info sul sito dell’Unicef.
A cura di Alberto Brumana
in sala ::