Anime senza cartoon
Kamikaze Girls è un film girato e interpretato come se fosse un anime, ovvero un film a disegni animati. Agli anime giapponesi si rifà chiaramente la fotografia dai colori squillanti, la narrazione rapidissima, le situazioni iperboliche, la caratterizzazione archetipica dei personaggi, la tendenza a unire l’aspetto di puro intrattenimento a quello dell’esaltazione di determinati valori, in questo caso, quello dell’amicizia. Il film di Tetsuya Nagashima è soprattutto la storia di un’amicizia tra due ragazze che non potrebbero essere più diverse tra loro. Momoko è infatti una persona chiusa nel suo mondo rococo, una diciassettenne che, a dispetto dei suoi abitini rosa confetto e i fiocchietti tra i capelli, ha la maturità di una donna, una maturità sicuramente superiore a quella della madre fedifraga e del padre fallito. Ichigo, invece, pur dando l’impressione di essere una ragazza dura e aggressiva, mostra di avere un cuore sensibile e delicato, timido addirittura, e la sua amicizia “imposta” a Momoko risponde, in realtà, a un desiderio più profondo: non essere sola. Momoko, al contrario, è soddisfatta della sua solitudine e inizialmente vede la presenza di Ichigo con fastidio, ma sarà proprio per questa ragazza, un pò arrogante e manesca, che Momoko accetterà di cogliere quella felicità che, come lei stessa afferma, gli uomini sono troppo vigliacchi per afferrare. E questa felicità la concede solo l’amicizia autentica.
Ma si badi: Kamikaze Girls non è un film che sconfina nel sentimentalismo. È un film comico, di una comicità irresistibile e spensierata, che non sconfina mai nel banale o nella volgarità gratuita (elementi questi che, sfortunatamente, tendono ad abbondare in questo genere cinematografico) e sa concedere brevi momenti di autentica tenerezza (come nella scena in cui Ichigo cerca in tutti i modi di non piangere per il suo amore irraggiungibile, memore dell’insegnamento della sua maestra: “le donne non devono piangere in pubblico”). Tetsuya Nagashima si diverte a muovere la macchina da presa come se seguisse le linee cinetiche disegnate sulla tavola di un manga, a girare scene del film come se fossero riprese amatoriali, a giocare con alcune soluzioni decisamente originali (come la scena in cui Momoko rivive il momento precedente la sua nascita nel ventre della madre e scopre della sua tresca con il medico).
I volti di Kyoko Fukada e Anna Tsuchiya si adattano perfettamente a quelli delle due protagoniste; Anna Tsuchiya, in particolare, interpreta la giovane motociclista con una partecipazione tale da renderlo, sicuramente, il personaggio più bello e riuscito di tutto il film, mentre il viso perennemente imbronciato di Kyoko Fukada sembra “disegnato” appositamente per interpretare il personaggio di Momoko. Una piccola perla, dunque, nel panorama del moderno cinema comico, non solo asiatico.
A cura di Saba Ercole
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