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Da spellarsi le mani

Da spellarsi le mani

Irina Palm è una piccola coproduzione indipendente con tutte le carte in regola per diventare ben presto un cult movie. Ma non si tratta di una operazione furbetta, in stile Sundance, incentrata sulla scabrosità della situazione. Al contrario, il regista sa trattare con grande naturalezza l’ambiente del sexy club, con, a tratti, delle punte molto ironiche.
Basti pensare alla composizione dell’immagine nelle scene in cui Irina masturba i clienti. C’è sempre un grosso oggetto, ridicolmente posizionato nel punto giusto, che nasconde quello, e solo quello, che non si può vedere. Il sarcasmo è molto sottile perchè riguarda la costruzione stessa dell’inquadratura e sembra fare il verso a tante pubblicità.

Allo stesso tempo, la situazione in cui si viene a trovare Maggie non è considerata degradante: senza alcuno sguardo moralistico, -Irina Palm è un magistrale ritratto femminile (anche per merito di una stupenda Marianne Faithfull) dell’itinerario di una donna che ritrova, grazie a un bizzarro lavoro, quella fiducia in se stessa ormai persa da tempo. Un personaggio solare che si contrappone alla mediocrità di tanti altri, come l’inetto figlio e le amiche, finte moraliste, con cui prende il tradizionale, british, tè delle cinque.

Il regista Sam Garbarski, al suo secondo lungometraggio, riesce a confezionare un film molto delicato, mantenendo insieme situazioni drammatiche e comiche, senza che l’una delle due cose offuschi l’altra.
Davvero brillante poi come viene raccontata la storia che si sviluppa tra Maggie/Irina e il padrone del locale, interpretato dal kusturiciano Miki Manojlovic: fatta di piccolissimi indizi, tra silenzi e ammissioni, come quando il padrone rivela ad Irina di averla “provata” e lei reagisce cercando di identificarlo tra i clienti. Il tocco del regista non sfigura di fronte a quello di grandi autori della nouvelle vague francese come Truffaut o Rohmer.

Curiosità
Nell’edizione italiana il doppiaggio spesso non curato fa perdere la grande spontaneità di molte scene. Un appunto alla distribuzione, pur lodevole, della Teodora Film di Vieri Razzini.

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