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Annie Poppins dell’Upper East Side

Annie Poppins dell'Upper East Side

Essere una nanny nell’Upper East Side non è un’impresa tanto facile. Dietro l’apparente semplicità dell’accudire un bambino, si nasconde un mondo fatto di mamme isteriche e narcisiste e padri noncuranti che pensano solo agli affari. Essere una tata nell’Upper East Side è diverso dall’esserlo in qualsiasi altro paese del mondo. Qui le nannies si suddividono in tre categorie: A, B e C, e queste ultime sono le più diffuse. Sono le tate tuttofare, che non solo giocano con i bambini e li portano a scuola, ma si occupano anche del pranzo, dell’istruzione, di tutto quello che dovrebbe fare un comune genitore, ma che non fa un genitore dell’Upper East Side. Se Annie Braddox (Scarlett Johansson) avesse saputo quello a cui stava per andare incontro, probabilmente avrebbe preferito non rifiutare un impiego presso una grande multinazionale di New York! Invece Annie smette di essere Annie per trasformarsi in Nanny, perché all’interno della famiglia di Mr. e Mrs. X nessuno la chiama per nome, lei è semplicemente “la tata”.

Il mondo ricco, bello ed edulcolorato che Annie sperava di trovare svanisce in fretta. Per lei non ci sono enormi camere da letto con vasche da bagno adiacenti, ma una piccola, piccolissima camera adiacente alla lavanderia. Eppure lei non si spaventa, decide di seguire il destino che il suo sogno le ha indicato, di seguire la scia di quell’ombrello rosso che le fa sorvolare non più la London dell’antesignana Poppins, ma una moderna New York tutta palazzi e grattacieli. L’eccezionalità del film sta nello sguardo di Annie, che non si limita solo a svolgere le mansioni di una qualsiasi bambinaia, ma si diverte, come una brava antropologa, a osservare e a compilare il suo diario, nel quale annota con minuziosa dovizia le attitudini di quel vivere sociale. Quello che risulta non è solo la storia di una moderna Mary Poppins alle prese con un bambino ricco e triste, ma un dettagliato quadro sul vivere in quel mondo falso che è l’Upper East Side. Se questo è il punto di forza del film, va anche detto che è al contempo il suo punto debole. Le osservazioni di Annie rischiano infatti, troppo spesso, di essere banalizzanti e stereotipate, fino a rasentare un improbabile bozzettismo.

Il diario di una tata si delinea non solo come una rivisitazione della celebre bambinaia disneyana, ma racchiude al suo interno tutta una serie di strutture archetipiche proprie dell’universo fiabesco. Annie è la giovane Cenerentola il cui amore per il principe è ostacolato dalle loro troppo diverse estrazioni sociali, Mrs. X è la strega-matrigna che vuole impedire questo amore. Ma come in ogni fiaba che si rispetti, arriva il lieto fine a completare il bozzetto perfetto di questa moderna favola metropolitana, in cui la madre-strega smette di essere la donna arrogante e insopportabile di sempre per trasformarsi in un’amabile “mamma”, e la nanny Cenerentola finalmente può coronare il suo sogno d’amore con il principe azzurro bello e ricco.
E vissero tutti felici e contenti!

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