CSI: Riad
Un inizio shock catapulta lo spettatore nel mezzo di realistiche esplosioni conseguenti a un attentato kamikaze in un campo di lavoratori americani in Arabia Saudita, Regno alleato dell’Occidente. I governanti di Washington si comportano da politicanti burocrati, i poliziotti arabi sono quasi tutti simpatici ma non troppo svegli e allora l’FBI invia quattro agenti esperti a risolvere il caso in una sorta di CSI: Riad.
Sotto la supervisione di Michael Mann, la regia non sbaglia un colpo; le immagini sporche e attraversate da costanti inserti sfuocati sono tanto frammentate da sembrare le schegge stesse della bomba mentre la cinepresa scorre nervosamente nella polvere fino ad un’impressionante tuffo nel fuoco. L’abbagliante e rarefatta fotografia dell’italiano Mauro Fiore rende con estremo realismo i colori del deserto, ma la rappresentazione è soffocata da un eccesso di sparatorie, esplosioni e inseguimenti e il possibile thriller politico diventa puro film d’azione.
Hollywood sul piede di guerra
L’ingenuità dei dialoghi, la retorica sull’amicizia, i facili primi piani di bambini e le semplificazioni sulle affinità tra culture diverse non permettono al film di andare oltre la sua confezione, mancando l’obiettivo di mostrare la guerra in Medio Oriente sotto una prospettiva diversa. Troppo sottolineato e lineare rispetto a Syriana (Stephen Gaghan, 2005), The Kingdom perde il confronto anche con le recenti e incisive opere sul tema di Paul Haggis e Brian De Palma (Nella valle di Elah – In the valley of Elah, 2007 – e Redacted – id., 2007) e con il geniale e sottovalutato Homecoming – Il candidato maledetto (id., Joe Dante, 2005). Il timido tentativo di mostrare il punto di vista dell’altro riesce solo nell’ambiguo sussulto finale in cui il buono ed il cattivo per un momento sembrano uguali, accomunati dall’odio reciproco.
Curiosità
Il film è ispirato a un attentato terroristico realmente accaduto nel 1996 in Arabia Saudita, nel quale un kamikaze fece esplodere un camion-bomba causando la morte di 19 americani.
A cura di Raffaele Elia
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