Intervista a Raul Bova e Romina Mondello
Hideout ha partecipato a una tavola rotonda con due degli interpreti di Milano Palermo – Il ritorno. Eccone un resoconto.
In un’intervista recentemente rilasciata a Tv Sorrisi e Canzoni ha affermato di aver voluto partecipare al sequel di Palermo – Milano solo andata perché “c’era un’apertura produttiva e la possibilità di collaborare alla sceneggiatura”. Quanto è importante per un attore avere un ruolo attivo anche in materia di sceneggiatura?
Raul Bova: È molto importante, perché molto spesso i soggetti e le sceneggiature vengono scritti da uno sceneggiatore quando sta in casa e pensa a un’immagine, a una situazione, immagina un eventuale attore ma magari non focalizza la sceneggiatura su di un attore particolare, perché spesso non si sa dall’inizio quali saranno gli interpreti. Quindi è necessario secondo me che ci sia una collaborazione fra sceneggiatore e attori. Si tratta di cucire insieme un vestito e di metterselo addosso. Con Claudio e Rossella è nata proprio una bella collaborazione che è andata avanti per tanto tempo, per tanti anni, e siamo riusciti a trovare insieme una sceneggiatura che accontentasse tutti.
Emotivamente è rimasto più affezionato al personaggio di Ultimo o a quello di Di Venanzio di Milano Palermo?
Raul Bova: Sono rimasto più affezionato a Ultimo perché è esistito veramente, mentre Di Venanzio è un personaggio di fantasia; con Ultimo c’è un rapporto anche di amicizia nella vita vera e quindi c’è un affetto particolare, però ovviamente Palermo Milano e Nino Di Venanzio hanno rappresentato per me l’inizio di tante storie, di tante situazioni, perché eravamo veramente ragazzi e si è trattato di affrontare il primo film importante. Anche Di Venanzio mi è rimasto nel cuore. Sono affetti diversi.
Ha accettato di partecipare a questo film per quanto è rimasta affezionata al suo personaggio di undici anni fa e quanto un personaggio può restare addosso a un attore, a un’attrice?»
Romina Mondello: Io ho accettato di fare questo film da subito, appena mi è stato proposto. Ne parlavamo già undici anni fa perché il successo di Palermo Milano è stato enorme e anche inaspettato. Il personaggio di Chiara Leofonte è praticamente cresciuto insieme a me, quando l’ho interpretata io avevo vent’anni e interpretavo una ragazzina di diciassette anni e la cosa bella di questo personaggio, lo devo dire ogni volta, è il coraggio, il coraggio di una ragazzina di fronte alla mafia, il suo coraggio di dire no alla mafia anche andando contro suo padre che era l’unico affetto grande che le rimaneva. Io provo un grande grande grande affetto verso questo personaggio perché quando l’ho interpretato undici anni fa c’era in me tantissima voglia di mettersi in gioco, è stato il primo film al cinema. E poi ovviamente siamo cresciuti e Chiara è diventata mamma come Romina, quindi ho vissuto con lei quest’altro aspetto della femminilità e tra l’altro i due bimbi di Milano Palermo (con cui è stato molto bello poter lavorare perché sono davvero straordinari) rappresentano un po’ la chiave di lettura del film.
Infine il regista Claudio Fragasso e Giancarlo Giannini non hanno mancato di sottolineare che «se il cinema deve qualcosa alla tv, la tv deve tanto al cinema» e che non è tanto Milano Palermo ad avere dei debiti verso Ultimo quanto il contrario.
A cura di Jleana Cervai
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