Come tu mi vuoi – Il cast si confessa
Esce nelle sale il 9 novembre Come tu mi vuoi, primo lungometraggio del docu – cortometrista Volfango De Biasi e Hideout ha incontrato il regista e i due attori principali, Cristiana Capotondi e Nicolas Vaporidis.
Intervista con Volfgango De Biasi
Volfgango qual’è la tua sensazione arrivando con una pellicola di questo tipo, tra l’altro opera prima?
È il mio primo lungometraggio e sono felice di essermi affidato ad una coppia vincente come Cristiana e Nicolas, per loro c’è stato una sorta di “innamoramento” sul set e devo dire che sono molto felice del risultato a cui sono arrivato. Sono cresciuto a pane e cinema e dopo 15 anni di gavetta tra corti, documentari, spot, videoclip, sono riuscito a costruire una piccola opera, un film commerciale è vero ma che mette in scena dei conflitti, delle verità attuali che viviamo nella società di oggi.
Ti sei laureato con una tesi sul cinema noir, pensi di affrontare il tema prossimamente?
Guarda io mi pongo sempre in maniera estremamente democratica nei confronti dei generi, non credo che uno che fa una commedia sia condannato a occuparsi sempre di quello, anzi all’interno dei lavori che ho fatto fino ad oggi la maggior parte dei corti sono noir, ho girato documentari sociali, politici, mi sono occupato delle coppie irregolari, quindi il mio interesse spazia a 360°. Il noir è decisamente un grande amore, io ho scritto una sceneggiatura con Massimo Carlotto, che probabilmente diventerà un libro tra un anno o due e spero vivamente di fare questo film. Io amo veramente i generi e credo che tutte le forme abbiano una dignità e credo che la commedia sia solamente il “negativo buono” del noir. Il noir è un mondo pieno di cattivi e la commedia, in qualche maniera, per certi versi lo è. Ho cercato di fare, con questo film, una commedia sì, ma graffiante.
Che reazione ti aspetti dal pubblico?
Ho scelto di fare un film per il pubblico e, ovviamente, mi auguro fortemente che la pellicola abbia un grande successo e mi piacerebbe, ma so che non sarà così, che ci fosse un’onestà critica, nel senso che sento già parlare di clone, di storia già vista, ecc, guarda io sono pronto ad accettare tutte le critiche ma non quest’odio “suicida” verso questi tipi di prodotti commerciali. Non c’è niente di male a fare prodotti di questo genere e sono felice di aver costruito questa storia che spero possa piacere a chi andrà a vederla al cinema.
Intervista con Nicolas Vaporidis
Nicolas perchè hai deciso di accettare questa parte?
Ho letto la sceneggiatura e mi sono subito convinto per il ruolo di Riccardo che della storia, alla quale mi sono fortemente appassionato fin da subito, lavorando molto sulla costruzione del mio personaggio. La pellicola racconta una sorta di favola moderna e sono davvero felice del risultato.
Ovviamente spero che il pubblico apprezzi il nostro lavoro.
In questo momento, anche sull’onda di Notte prima degli esami, sei uno degli attori più popolari. A un attore giovane che, magari lavora come te, o che sta per cominciare questo mestiere, cosa ti sentiresti di dire?
Intanto mi sentirei di dirgli di fare l’attore e non il personaggio che è diverso. Il cinema o il teatro devono essere lo scopo, il fine, della tua fatica, del lavoro che fai, non il mezzo per diventare un personaggio famoso, altrimenti vai a fare il Grande Fratello o un altro mestiere come il politico per esempio. Devi avere talento, fortuna ovviamente, e bisogna studiare. Non esistono le persone a cui è dato tutto gratuitamente, Non bisogna cercare la fama ma il lavoro, puoi lavorare in teatro una vita ed essere uno straordinario attore lo stesso. Io sono contento di questo riscontro positivo del pubblico e sono felice degli apprezzamenti che ricevo, ma ero contento anche prima di fare questo mestiere, non ero ansioso, non cercavo la fama, quella è arrivata. Per contraccambiare l’affetto che ricevo, cerco sempre di scegliere delle storie semplici, ma importanti. Un attore ha il compito di intrattenere per due ore gli spettatori che scelgono di andare a vedere un film ma non sei un politico, un trascinatore, o qualcos’altro, sei solamente un attore e basta.
Tornando al film e al tuo personaggio, possiamo considerare la pellicola come una sorta di storia di formazione?
Il mio personaggio, durante il film, a dispetto di compagnie che si rende conto essere sbagliate, acquisisce consapevolezza ed è quella che gli serve per cambiare grazie all’incontro – scontro con Giada. È un modo, cinematograficamente parlando, veramente carino di raccontare come vorremmo che le cose fossero, più vere, più buone, perchè c’è del buono in ogni persona, però va cercato e per trovarlo bisogna sopportare le piccole cattiverie che questa persona dice e fa e il mio personaggio in fondo è un’anima gentile, che capisce, che è nato e cresciuto in un particolare contesto, forse l’unica sua colpa. I due personaggi crescono insieme secondo me ed è questa la cosa più interessante del film, la loro evoluzione in meglio.
Intervista a Cristiana Capotondi, nelle sale anche con altro film, I vicerè, di Roberto Faenza.
Sei un’attrice sempre molto intelligente nella scelta dei ruoli, cosa ti ha colpito del personaggio di Giada?
Ma intanto l’umanità di Giada, la sua capacità emozionale. Mi capita spesso di innamorarmi di personaggi, in un certo senso, sgraziati e questo film mi ha dato modo di potermi nuovamente confrontarmi con una sfida, non solo di trasformazione fisica (ben due ore di trucco) ma anche interiore.
Cristiana, sei un’attrice molto popolare, che come detto lavora da parecchi anni, ma hai mai ragionato sulla possibilità di passare dietro la macchina da presa per un tuo progetto, magari nascosto?
Sinceramente non pensavo che fosse così evidente, speravo di tenerlo nascosto (sorride). In effetti la mia più grande passione è l’immagine, ho la necessità di vedere tutto, dall’inquadratura alla fotografia, sarà per il fatto che faccio questo mestiere da parecchio, quindi mi sono abituato a guardare anche molto i dettagli quando recito. Questo mi ha dato tantissima voglia di continuare a fare l’attrice ma anche di passare dietro la macchina da presa. Però è presto per pensarci, devo valutare molte cose, sono progetti a lunga scadenza e devo essere spiritualmente pronta per compiere questo passo.
Quanta responsabilità senti nella scelta di un ruolo piuttosto che di un altro?
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Mi rendo conto di essere soggetta a certe critiche o certi tipi di considerazioni nelle scelte dei miei ruoli, però ci tengo a dire che all’interno di ogni lavoro che faccio ho la necessità di trovare un mio valore. In Come tu mi vuoi, sono riuscita a trovare il valore di riuscire a raccontare la storia di una donna, che prescinde dalla sua bellezza, però per stereotipo, e che poi, per via dell’amore, cerca in se stessa anche una qualità estetica, la ricerca dentro se stessi è sempre un qualcosa di importante, anche perchè un viaggio all’interno del proprio animo che può consentire al soggetto di trovare delle belle cose, di cui magari non sapeva l’esistenza. Anche attraverso l’amore, che è un po’ uno dei giochi della vita, si riesce a dare il meglio di sè e a conoscersi di più.
A cura di Andrea Giordano
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