Festa di Roma
Sean Penn
Roma, 24.10.2007. È il giorno di Sean Penn, nelle vesti di regista – sceneggiatore a sei anni dalla sua ultima pellicola, La promessa, e del suo straordinario lavoro, Into the Wild, presentato nella sezione Première.
Come attore Penn ha vinto tutto, dall’Oscar ai festival internazionali più importanti. Questo film è una consacrazione a un grande poeta delle emozioni.
Tratto dal bestseller di Jon Krakauer, Nelle terre estreme, basato sulla vera storia di Christopher MacCandless, il film ripercorre, con maestria recitativa e narrativa, tutte le tappe del viaggio di Chris (interpretato eccellentemente da Emile Hirsch) chem dopo la laurea, decide di lasciare tutto e tutti, andando alla ricerca della libertà e della felicità personale. Paesaggi mozzafiato, silenzi visivi e incontri stimolanti fanno da sfondo all’avventura del personaggio, che ritrova nella natura quella serenità e quell’armonia che il caos consumistico cittadino gli aveva fatto perdere. Il lavoro di Penn, come detto, è disarmante, potente, artisticamente completo.
La sua profondità ha colpito tutti e lunghi applausi ci sono stati oggi sia dopo la proiezione che alla conferenza stampa. Il suo stimolo maggiore? La rabbia, come lui stesso dice: “Trovo un’infinità di cose che mi fanno arrabbiare, nel senso che questa è una sorta di combustibile. Mi piace pensare che non sia sulla base di queste reazioni che ottengo la mia ispirazione creativa. Tendo a usare la parola ‘volume’: quando la stupidità assume un volume troppo alto, questo mi suscita una reazione forse più di ogni altra cosa.”
Girato in circa otto mesi, Into the wild è una pellicola ricca di contenuti e messaggi, ma è anche interessante perchè sa rivolgersi e, forse è anche questo l’intento, a un pubblico eterogeneo. “Penso che siamo una società che ha sviluppato, non solo quella americana, ma anche quella occidentale, una dipendenza al comfort, quindi mi piacerebbe che questo film suscitasse nei giovani una reazione, nel fatto di farli uscire dalle loro comodità. È necessario inseguire in modo proattivo un cambiamento riguardo a quello che gli altri ci dicevano che dovevano essere: è un rito di passaggio spingere questo limite, non voglio raccomandare di mettersi in pericolo da soli, ma sicuramente bisognerebbe far battere i nostri cuori più velocemente.”
Penn riesce a coinvolgerci in tutto questo lungo percorso (di quasi 2 ore e mezza) senza mai cadere in contraddizioni o in banalità di regia. Lui stesso, parlando del sentimento guida che lo ha accompagnato in questo progetto è chiaro “Sono due gli elementi principali che mi hanno fatto da ancora, una parte della storia mostra la fuga, il fuggire dalla corruzione, dal consumismo, ma la parte dominante è l’inseguimento di qualcosa, della ricerca di un posto che fosse in sintonia, la celebrazione della libertà, la ricerca della libertà.” Into the Wild, un capolavoro di immagini e di sensazioni, che speriamo porteranno Penn a una nuova candidatura all’Oscar.
A cura di Andrea Giordano
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