Festa di Roma
Francis Ford Coppola
Roma, 21.10.2007. A Roma è il giorno dell’arrivo del Maestro italo – americano Francis Ford Coppola, giunto alla Festa del Cinema per presentare nella sezione Première il suo ultimo lavoro, Youth Without Youth (titolo italiano, Un’altra giovinezza), tratto dalla novella dello scrittore romeno Mircea Eliade. A distanza di ben 10 anni dall’ultimo film, The Rainmaker – L’uomo della pioggia, il cinque volte Premio Oscar, “padrino”, insieme a pochi, dei grandi capolavori della cinematografia dagli anni Settanta ai primi anni Novanta, porta su pellicola un progetto voluto e desiderato, al quale ha lavorato negli ultimi due anni.
C’era grossa curiosità per questo nuovo progetto del regista, tra i vari, della triologia de Il Padrino e di Apocalypse Now, ma questa è stata un po’ delusa da una pellicola, per troppi versi complicata e laboriosa. Youth Without Youth è un lungo viaggio, non solo geografico, ma anche sul tempo e sulla consapevolezza interiore. Pieno di simbolismi e con una stupenda interpretazione di Tim Roth, al primo film con Coppola, il film “tradisce” per certi versi, anche se non si può rimproverare al regista il coraggio di essersi messo in discussione e di aver provato a sperimentare nuovamente una cinematografia autonoma e nettamente personale.
La tiepida accoglienza dopo la proiezione stampa è stato un chiaro segnale di come la pellicola non sia piaciuta ai più. Questo, però, non toglie il prestigio e il grande colpo che la Festa del Cinema di Roma ha fatto portando alla sua kermesse un personaggio “epico” come Coppola. Belle “note” dalla musica, trascinante e coinvolgente, del compositore argentino Osvaldo Golijov. Per il resto un film di 124 minuti che convince solo fino a un certo punto, ma che alla fine di tutto ci fa ritrovare un grande artista – regista, che mancava davvero a tutti. In ogni caso, bentornato Mr. Coppola!
All’incontro con la stampa, il regista ci tiene subito ad affermare: “Dato che sono stato uno dei finanziatori di questo film devo dire subito che non è stato un film a basso costo, anzi, la pellicola è una fiaba epica, crepuscolare, che ha attraversato molte, diverse location, diversi paesi. Quando ho letto la storia non riuscivo a credere quante cose potessero succede al protagonista Domic Matei (interpretato magistralmente da Tim Roth), quello che volevo fare era un film che fosse credibile, e che permettesse di capire completamente la storia, non volevo fare un film inaccessibile, anzi con una recitazione, con una musica straordinaria spero di esserci riuscito. Un film è come un buon libro: può essere rivisto più volte e analizzato”. La pellicola girata in Romania dà il pretesto a Coppola di parlare del Paese che li ha ospitati durante le riprese: “La Romania è un paese dalla grande tradizione teatrale, musicale, culturale, gran parte delle scene poi sono state interpretate dai più importanti attori romeni. La Romania, poi, come nuovo membro dell’Unione Europea vive un momento di fioritura dopo decenni di oscurità, molti giovani hanno cominciato ad amare il cinema per fortuna”.
L’astinenza da grande schermo è stata lunga per il cineasta che dice: “Io ho cercato in questi anni di ritrovarmi come scrittore, e poi anche di ritrovare un posto nel mondo del cinema, non voglio essere solo un regista di intrattenimento, voglio fare dei film anche con un taglio molto personale, trovare dei finanziamenti, creare un’azienda che possa sostenere i film tematiche più intimistiche”. Parlando dei suoi colleghi registi, i primi a vedere il suo film, Coppola aggiunge: “Le prime persone a cui ho avuto il piacere di far vedere il film sono stati i miei colleghi, da George Lucas a Steven Spielberg, ma sono venuti anche molti altri. Penso che quando si arrivi all’apice della propria carriera si prova tutti la stessa cosa, ovvero quello di essere spirati dai film con tematiche personali e tutti vogliono realizzare dei progetti che non siano solo commerciali, ma che vanno a contribuire alla letteratura del nostro settore”.
La pellicola di Coppola, al primo sguardo, risulta di difficile comprensione e inusuale rispetto ai suoi precedenti capolavori, ma è proprio lo stesso filmaker a spiegarci il suo punto di vista. “Quando si realizza un film inusuale, quando non si copia qualcosa di già visto, occorre tempo, per capire se ci è piaciuto. E’ accaduto anche per il mio Apocalypse Now. Quando si affronta un autore come Mircea Eliade, non è certo come per Spiderman o Shrek, che sono immediatamente fruibili: bisogna maturare il giudizio. E dunque io non mi preoccupo delle reazioni immediate, a me basta che, per adesso, l’abbiate troviato interessante”. Rispondendo a chi gli chiede un remake di Apocalypse Now dice “Uno dei grandi vantaggi dell’essere un cineasta giovane è quello di essere ignoranti, quindi per rifare Apocalyspe Now dovrei essere giovane e avere l’ignoranza della gioventù”. Anche se questo ritorno non è come ci si aspettava, Coppola si congeda alla grande, nel suo stile: “Per me fare un film è come fare una domanda, quando si finisce il film si ha la risposta. Per me fare la chiave della consapevolezza è stata la lingua”.
A cura di Andrea Giordano
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