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Morte di un pianista viaggiatore

Morte di un pianista viaggiatore

Luca Flores, un jazzista. Questo film, ispirato dal libro Il disco del mondo – Vita breve di Luca Flores, musicista di Walter Veltroni, rende omaggio ad una delle personalità più controverse della scena musicale italiana. E’ un film intenso e profondo che non racconta solo la vita artistica di questo jazzista rimasto a lungo sommerso e non considerato dalla cultura musicale, ma si addentra nei meandri della sua vita, in quel territorio così difficile e insondabile che è l’animo umano. Perché Luca Flores (qui sapientemente interpretato da Kim Rossi Stuart), oltre ad essere un grande musicista, era prima di tutto un uomo, e come uomo era estremamente problematico.
Senza tralasciare i momenti cruciali della sua carriera, come la nascita del Trio jazz, l’incontro con Massimo Urbani o la tournée con Chet Baker, Riccardo Milani preferisce più che altro sporcarsi le mani e addentrarsi nei territori del vissuto di Luca Flores.

Ritratto di un artista maledetto, geniale e controverso, che nella sua vita aveva saputo amare fino in fondo solo una cosa, e quella cosa era la musica. Il film di Riccardo Milani si propone di raccontare tutte le fasi della vita di Luca, dall’infanzia trascorsa in Africa (di cui nel finale si vedono i filmini originali girati dalla famiglia Flores durante il soggiorno) fino alla morte tragica.
Piano, solo, che prende il titolo da una composizione eseguita da Luca al paino durante il suo esame, è una storia di profonda solitudine, che racconta la desolazione di un talento geniale risucchiato (come troppo spesso accade) dalla sua stessa arte. In fondo, però, la musica era l’unica cosa che lo tenesse ancora vivo.
Non bastava l’affetto della famiglia e soprattutto della tanto adorata sorella Baba (una magistrale Paola Cortellesi), né tantomeno l’amore di Cinzia (Jasmine Trinca) per poter salvare Luca dalla sua ossessione per la morte della madre di cui si sentiva terribilmente colpevole.

Sarà proprio questo a spingere Luca a indagare nei luoghi della sua infanzia, e soprattutto nei meandri della sua memoria, nel vortice di una malattia che come un cancro s’impossesserà della sua vita e di quella delle persone a lui vicine.
Una storia di innegabile sofferenza, quindi. Una storia d’amore, ma anche di morte. Di passione e di dolore. Una parabola che si conclude con l’unico momento di felicità di quella vita, quando alla fine di questa tragica vicenda Dilani decide di mostrare il filmino originale della famiglia Flores girato in Africa tanti anni fa, quando quella era ancora una famiglia e Luca era ancora felice.

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