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cultura dell'immagine e della parola

Milano Film Festival12
19 settembre

The Cannonball LukeOggi siamo in vena di esperimenti. Vogliamo confrontare i nostri giudizi sui corti del gruppo E, anche perché c’è molto da dire. La sala è buia e i posti sono finiti, scegliamo di sederci nelle prime file e il senso di nausea non aiuta l’approccio alla visione dei film. Tuttavia, ci armiamo di buona volontà e aspettiamo che lo spettacolo cominci.

Il primo corto ad essere trasmesso è The lonely Bliss of the Cannonball Luke (Levi Abrino, USA, 2007, 16mm, 11’), in cui si racconta la storia tratta dalla realtà di un uomo-cannone professionista.
Alice: l’accostamento con la canzone di De Gregori La donna cannone è quasi involontario e naturale. Il corto si distingue per la sua dolcezza e, soprattutto, per la musica, che accompagna immagini rallentate di acrobazie in cielo e la tristezza di un ragazzo, intrappolato nel lavoro della famiglia, alla ricerca della propria identità e dei suoi affetti.
Enrico: il corto si caratterizza per una grande delicatezza, come ovattato da un’atmosfera onirica e cristallizzato in una eterna attesa. Sostenuto da una musica avvolgente, esprime la possibilità di poesia e serenità anche in una vita ai margini del mondo.

Il secondo film è stato Amin (Dusa, FRA/DEU/NL, 2007, miniDV, 9’), in cui si narra la difficoltà dell’integrazione razziale e culturale in un paese come la Francia.
Alice: ciò che colpisce di questo corto è la cruda rappresentazione dell’intolleranza, dell’umiliazione dell’emigrante che vive in un paese straniero e che continua a non esservi accettato. Il bambino diviene metafora della profondità con cui si radica questo senso di frustrazione, facendo intuire quali potranno essere le conseguenze future.
Enrico: il tema dell’odioso sopruso messo in atto dalle autorità ai danni dello sfortunato immigrato è, per quanto tragico, ormai ampiamente visitato dal mondo del cinema (indipendentemente dal metraggio). Interessante è invece il soffermarsi sul perché il bambino abbia passato i primi minuti del corto immaginandosi di spiaccicare ogni essere vivente capitato nel suo campo visivo, con un rapido movimento delle dita.

A metà del gruppo viene proiettata La última noche en la tierra de Esther Piscore (Carlos A. Morelli, Uruguay/MEX, 2006, 16mm, 15’), in cui viene mostrata l’ultima notte di una donna, una madre, che ha perso tutti i suoi cari.
Alice: l’ultima notte prima della sua morte. Abbandonata da tutti Esther decide di chiamare un’agenzia di accompagnatori e di colmare la sua solitudine e la sua vecchiaia con le calde note di una notte appassionata. La solitudine dilaga nella casa e nel cuore di Esther, sola e terrorizzata da un mondo senza punti di riferimento e senza speranza. L’unico rimedio non può essere che la morte e l’oblio, per una vita che senza affetti non ha senso. Un altro corto che mostra la tragicità dei nostri giorni e che non riesce a dare una speranza al futuro.
Enrico: nella sua struggente descrizione dell’ultima notte di una povera anziana sola che cerca per l’ultima volte un po’ di calore umano, cruciale risulta la figura del gigolò-ballerino. La chiave interpretativa del corto si risolve in una sorta di ritorno dentro la propria madre, evocata nel dialogo che prelude all’amplesso tra il giovane e l’anziana.

Successivamente, con il regista Diego Marcon in sala, appaiono le scene di Come on inside (ITA, 2006, VHS, 12’), girato interamente in qualità VHS, con un budget di appena 250 euro.
Alice: questo corto non ha storia, non ha attori, non ha luoghi. Questo corto mostra solo una lunga, lunghissima scena di sesso orale. L’intero film è incentrato su questa scelta definita “coraggiosa”. Non c’è altro. Il regista imbarazzato e quasi in lacrime per le reazioni del pubblico in sala è salito sul palco per rispondere ad un’unica domanda: “Come mai hai deciso di usare la tecnica VHS per realizzare questo corto?” La risposa è stata comunque eloquente: “Perché volevo trasmettere ancor meglio, grazie a questa tecnica sorpassata, la bruttura di certe situazioni”. Il problema è che, se questo era il messaggio, non lo si è proprio capito e, anzi, il corto appare esclusivamente come la rappresentazione di un voyeur erotomane. La critica non risiede tanto nel soggetto scelto, ma nell’assoluto isolamento di esso, non c’è un messaggio celato, né una storia concreta alle spalle.
Il nodo centrale di tutto, però, non è tanto il corto in se stesso, perché Diego Marcon può decidere di realizzare i corti che desidera; quello che risulta assurdo è che questo corto sia stato selezionato come uno dei migliori italiani, considerando il fatto che alla giuria ne sono arrivati più di 300.
Enrico: la solidarietà umana per un giovane regista che sale su un palco coi lucciconi agli occhi dopo essere stato fischiato è necessaria. Però. Però se il giovane regista decide di colpire mostrando una cruda fellatio priva di ogni traccia di umanità, dovrebbe essere quantomeno abbastanza sfrontato da sfidare chi lo fischia con un po’ più di fierezza. Fermo restando che il pubblico radical chic del MFF, non avendo praticamente mai fischiato nessuno (anche chi se lo sarebbe meritato) avrebbe dovuto per coerenza risparmiare i fischi anche al povero Diego, a cui auguriamo maggior fortuna per i prossimi anni.

Deutschland im Sommer (Philipp Doering, DEU, 2006, 16mm), più lungo che corto, nei suoi 14 minuti racconta la storia del tentativo di un attentato durante la coppa del mondo di calcio del 2006.
Alice: dopo il corto precedente si fa fatica a rimanere concentrati, soprattutto perché la narrazione di questo film è complessa e costituita da una serie di impliciti che difficilmente sono comprensibili per un pubblico straniero. La storia appare frammentata e poco appassionante, priva di un elemento che riesca davvero a coinvolgere lo spettatore.
Enrico: un esperimento interessante, per quanto un po’ caotico nella narrazione e faticosamente comprensibile. È però indubbiamente il corto che maggiormente richiama un lungometraggio nella costruzione delle scene e nel montaggio.

Infine, come in tutti i gruppi di corti del Festival, è stato proiettato un film comico proveniente dalla Slovenia: Patty, kratki film v perverzih (Matej Lavrencicand and Roman Razman, Slovenia, 2006, DVD, 3’35″).
Alice: è solo un corto per tirare un sospiro di sollievo, ma di per sé non ha meriti particolari. In esso c’è solo un po’ di musica e qualche immagine per suscitare timidi sorrisi, che tentano di far uscire il pubblico dalla sala un po’ più leggero e un po’ meno perplesso.
Enrico: un piacevole zuccherino prima di andare a dormire, con una surreale arietta contagiosa che si fissa nella testa fin dalle prime note. Insomma, chi non è uscito dalla sala canticchiando Patty! Patty Divusa! ?

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