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cultura dell'immagine e della parola

Nella tana del Pornalaio – III puntata

Nella puntata precedente: chiacchierando di Milano e delle sue attrazioni, siamo arrivati di fronte all’edicola prono dove lavora Joe. Il nostro turno sta per cominciare.

Il collega al quale diamo il cambio ha l’aria sciupata che hanno tutti i lavoratori a fine turno, lievemente avvelenata dai postumi della discussione appena avuta con l’ultimo cliente della giornata, un buzzurro in vesti da damerino che, messo davanti all’impossibilità da parte dell’edicolante stesso di accettare una sua banconota da cinque euro palesemente contraffatta, ha piantato grosse e grasse grane. «La notte è il turno peggiore, si lavora meno che in altri orari e il tempo non passa mai» mi mette in guardia Joe.
L’affermazione mi lascia interdetto: nel mio piccolo mondo stereotipato le edicole come questa lavorano soprattutto in notturna, quando i pornomani sono liberi di aggirarsi tra le ombre gonfi di libidine e pensieri impuri. Non a caso ho voluto ambientare il mio reportage all’ora tarda.
«Cazzata! – mi redarguisce il professionista – Non è che sono vampiri quelli che comprano porno. La parte del giorno in cui si vende di più è il tardo pomeriggio: uno esce da lavoro e prima di andare a casa passa a prendersi un DVD». Mi viene il sospetto che nel corso della nottata sarò costretto ad abbandonare alcuni dei miei luoghi comuni preferiti.

In attesa di ulteriori rivelazioni, mi sistemo nel gabbiotto e inizio a studiare l’ambiente. Lo spazio qui dentro è piuttosto stretto: una mensola per la cassa e il portamonete, due scaffali di DVD per rimpinguare man mano il venduto, pacchi di allegati e rese che andranno riconsegnate all’alba.
Sul vetro che ci separa parzialmente dall’esterno stanno attaccate decine di post-it con segnalati i titoli delle riviste che vanno tenute da parte per i clienti abituali. Di fronte a noi la strada e, sulla nostra sinistra, l’area esterna all’edicola delimitata da una tendina riservata alle riviste.
Il cuore laido dell’esercizio commerciale, infine, sta sulla nostra destra, e noi lo osserviamo da una finestrella: è il locale della videoteca, anch’esso chiuso da due pareti di legno e da una tenda che da fuori non permette ai passanti di sbirciare i suoi segreti. Lì giacciono ordinate tutte le perversioni che ogni buon milanese ha il diritto di accaparrarsi per un prezzo che varia dagli otto euro delle offerte ai trenta e più delle novità. Da qui in avanti, la mia occupazione preferita sarà guardare con un occhio l’esterno, dove sfilano i clienti “bene”, e con l’altro l’interno, dove i pornofili scrutano la merce in cerca della propria fantasia prediletta.

Ci metto poco a decidere che gli sporcaccioni mi sono mediamente più simpatici. Hanno modi rilassati, divertiti: parlano poco e sorridono con dolcezza, a differenza della Milano fighetta che con le labbra tirate e gli occhi tinti ordina una ricarica Vodafone da 10 e un “gratta e sosta” prima di tuffarsi nei locali del venerdì.

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