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cultura dell'immagine e della parola

Meglio soli o artificialmente accompagnati?

Meglio soli o artificialmente accompagnati?

Si parla di loro talmente tanto che alla fine non se ne parla mai veramente. Si parla di loro così spesso che sono diventati una vera e propria categoria sociale, un blocco granitico duro da penetrare ma non da scalfire, un porto franco delle contraddizioni della società contemporanea, un clichè che tenta di fuggire da se stesso, cosa che però non è ancora riuscito a fare. Sono i trentenni, quelli italiani, perlomeno, con la sindrome di Peter Pan, l’ansia del precariato lavorativo, l’incapacità di impegnarsi sentimentalmente. Quelli che hanno come punto di riferimento i quattro salti in padella, disponibili anche in comode monoporzioni. Senza addentrarsi in analisi sociologiche che probabilmente – si spera – rivelerebbero una realtà più complessa e frastagliata, bisogna comunque partire da questa immagine per parlare dell’opera prima del milanese Christian Bisceglia che, dopo aver ottenuto grande successo di pubblico e di critica con il cortometraggio Il regalo di compleanno, arriva a cimentarsi in un lungo di cui firma anche la sceneggiatura.

Alla parola chiave “trentenni italiani” va associata anche quella “commedia all’italiana”, che è decisamente il modello, la fonte di ispirazione o comunque il riferimento di un film il cui principale difetto è la mancanza di personalità. A proposito, cosa si diceva dei trentenni di oggi? Comunque. Mancanza di personalità a livello registico, a livello di scrittura filmica, di montaggio e di fotografia. I cento minuti di pellicola scorrono tra le varie disavventure dei due bravi e simpatici protagonisti, Nicola Savino al suo esordio cinematografico e Corrado “il suo nome è Tanino” Fortuna, ma il gap tra semplicità e banalità non viene colmato, e si resta lì sulla pista di decollo, con l’impressione di partire da un momento all’altro senza che però si parta mai veramente.

Della vera commedia all’italiana manca la parte amara, manca il sottofondo grottesco, quasi che si avesse paura di fare quel passo in più oltre l’ironia, che nel film è presente a buon livello. Ancora un finale buono, consolatorio, che rifiuta di riflettere veramente sul rapporto dei “giovani” coi sentimenti: manca un’artigliata finale (una zampata di rottweiler, magari…), un tuffo sotto la superficialità anche a scapito della trama, perché no. Non vengono date risposte, ma soprattutto non vengono poste reali domande.

Curiosità
Presentato al “Monte Carlo Film Festival de la Commedie” ha vinto il Premio Speciale della Giuria come Miglior Opera Prima. Prodotto dalla Dharma 3 (di Eleonora Giorgi e Massimo Ciavarro), Rai Cinema e con il contribuito del Ministero dei Beni e Attività Culturali, annovera tra le sue firme anche il musicista Mario Venuti, che compone la sua prima colonna sonora.

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