Poker estivo
Curtis Hanson è un regista dal curriculum variegato. A grandi film come L.A. Confidential (id., 1997), nomination agli Oscar come miglior regia, ha alternato lavori ben riusciti come Wonder Boy (id., 2000), belle commedie come Se fossi in lei (In Her Shoes, 2005) e ottimi thriller come Cattive compagnie (Bad Company, 1990) a pellicole più commerciali come 8 Mile (id., 2002), fino a produzioni trascurabili. La sua ultima fatica è Le regole del gioco, film ambientato a Las Vegas, capitale del gioco d’azzardo. Una commedia sentimentale su un giocatore di poker professionista, la sua rivalità con un padre ingombrante e alle prese e l’amore nascente per una bella cantante.
Non sorprende che nel momento in cui i tornei di poker sono trasmissioni televisive di successo in America come in Europa, anche il cinema voglia tornare a occuparsi dell’argomento. D’altronde il tavolo verde è sempre stata una location tra le più bazzicate dalla settima arte. Per poter portare la macchina da presa nuovamente tra carte e fiches, il premio oscar Eric Roth e il regista Curtis Hanson hanno scritto una commedia di formazione senza scossoni, semplice e lineare. Una sceneggiatura su commissione, in cui dimostrano di fare i propri compiti in maniera diligente. Un uomo gioca a carte in maniera aggressiva, ma è prudente nelle sue scelte di vita. Imparerà, anche grazie all’amore, che forse dovrebbe fare il contrario, rischiando di meno al tavolo verde e rischiando di più nei rapporti interpersonali.
A differenza di molti altri film del genere, in Le regole del gioco il poker è realmente uno dei protagonisti del film. Le partite sono ben descritte: le dinamiche tra i giocatori, le regole, i termini tecnici. Ma la parte migliore è quella che resta sul fondo: Las Vegas e la fauna che la abita. Hanson descrive dettagliatamente la vita della capitale mondiale del gioco d’azzardo, tramite le scelte delle location e i personaggi di contorno. Dall’uomo che si fa impiantare delle protesi mammarie per scommessa, al giocatore che punta dei soldi sulla propria resistenza fisica sul campo da golf. Ogni locale ha i suoi tavoli da gioco o i videopoker, le insegne luminose sono sempre presenti, così come il rumore di mani che contano le fiches. Qualunque evento può diventare “qualcosa su cui scommettere” e alla fine il gioco diventa un lavoro, un vizio, una necessità di cui non si può fare a meno. Perchè a Las Vegas tutto è un gioco.
Un film che non toglie e non aggiunge niente alla fimografia del regista e a quella del genere, e che si lascia guardare annoiando poco. Peccato sia uscito a luglio, quando sarebbe stato perfetto per accontentare le coppie che vanno al cinema a San Valentino: poker per gli uomini, storia d’amore per le donne. Ma alla fine, tra giocatori professionisti e scommettitori abituali, la più fortunata risulta essere Drew Barrymore. Appena arrivata in città, in poco tempo rimedia un lavoro da cantante e un bel fidanzato. Lucky you!
A cura di Sara Sagrati
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