Tra scorci pittorici e romanzeschi un film che scompare
La storia del cinema insegna quanto sia pericoloso il tentativo di trasferire in un film tanto la sensibilità letteraria che quella pittorica: sono molto rari i casi in cui l’operazione riesca a dare risultati positivi da un punto di vista filmico. Il destino di un guerriero non soltanto è la trasposizione di una saga di culto della letteratura spagnola, ma è anche una sorta di tableau vivant in cui ad animarsi sono le tele di Velasquez, El Greco, e più indietro, Van Eyck. Addirittura la narrazione inizia nel 1622, l’anno in cui Velasquez si trasferisce presso la corte di Madrid per divenirne il pittore ufficiale.
Meniňas impersonate e dialoghi articolati non posso che sorprendere nei primi venti minuti e annoiare per il resto del film, che è purtroppo l’effetto che ottiene l’azzardatissimo tentativo di Yanes. Le immagini sono stupendamente costruite come delle tele, superando di sicuro il risultato, già molto apprezzato, che Peter Webber ottenne ricreando Vermeer ne La ragazza con l’orecchino di perla (Girl with a Pearl Earring, 2004): parliamo di effetto-pulviscolo, diagonali, contrasti cromatici e fotografia leggermente sgranata volti a conferire una somiglianza con il quadro veramente pregevole. La pittura fiamminga è costantemente riprodotta attraverso giochi di specchi negli interni e nell’estensione estrema e stratificata dei paesaggi esterni. Ma tanta bellezza visiva (in contrasto anche con la solita espressione di Mortensen da rude e solitario guerriero poco incline alle emozioni) non supporta nessuna vicenda a cui appassionarsi. Gli intrighi di corte, materia teatrale e letteraria ad alto rischio per lo spettatore cinematografico, non sono razionalmente concatenati, avvengono privi di apparenti cause scatenanti e si concludono spesso con esiti prevedibili.
L’unica eccezione è costituita dall’incipit del film, in cui il battaglione combatte una suggestiva e silenziosa azione di guerra per metà immerso in una palude delle freddissime terre di Flandes. Peccato per i personaggi, non tratteggiati nel dettaglio ma tuttavia gradevoli, affidati a un buon cast tra cui il “bella faccia” Enrico Lo Verso, vagamente cattivo nonostante la sua aria perennemente perplessa, nei panni del siciliano Guido Malatesta.
Filmografia
• Il destino di un guerriero – Alatriste (2006)
• Nessuna notizia da Dio (2001)
• Nessuno parlerà di noi (1995)
A cura di Daniela Scotto
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