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Cannes: giorno 10
Breillat e Gray

Il cast di Asia Argento è ancora sotto i riflettori della Croisette con un altro film, dopo Boarding gate di Olivier Assayas e Go go tales di Abel Ferrara. L’attrice italiana è infatti protagonista della pellicola in concorso Une vieille maitresse di Catherine Breillat (già autrice di film provocatori come Pornocrazia e Romance, entrambi interpretati da Rocco Siffredi) in cui si trova ad interpretare l’ennesimo ruolo da “femme fatale”. Questa volta veste i panni di Vellini, una nobildonna spagnola, figlia illegittima di una principessa e di un torero, che ama disperatamente il nobile libertino Monsieur Ryno de Martigny (Fùad Ait Aattou), nonostante sia spostata con un lord inglese. Nella Parigi del 1835, l’amore tra Vellini e il giovane, entrambi sprezzanti delle convenzioni sociali, diventa però una passione bruciante, violenta e fatta di mille tormenti quando lui è in procinto di sposare un’altra donna. Il film, tratto dall’omonimo racconto di Barbey d’Aurevilly, pur ricercando lo scandalo, ha ricevuto un’accoglienza piuttosto fredda e inaspettate risate.

Si allunga la lista dei favoriti alla Palma d’Oro a cui si aggiunge il regista americano James Gray, già autore di Little Odessa (opera prima premiata con il Leone d’argento alla Mostra di Venezia) e di The Yards, in concorso a Cannes nel 2000. Al Festival quest’anno Gray ha presentato We own the night, un altro giallo a sfondo familiare. Il film è ambientato in una New York fine anni Ottanta dove vive una famiglia in cui padre (Robert Duvall) e uno dei figli (Mark Wahlberg) sono poliziotti. I due fratelli cresciuti con gli stessi principi, prendono però due strade diverse. Il figlio minore, Bobby, (Joaquin Phoenix) si trova infatti a gestire un locale notturno e inizia ad intrattenere rapporti pericolosi con la mafia russa, nonostante il fratello tenti invano di dissuaderlo. Dalla sua parte c’è però Amanda Juarez, la sua compagna ( Eva Mendes). Quando però la sua famiglia è presa di mira ed è in pericolo di vita, su Bobby prevarranno i legami familiari e l’uomo dovrà prodigarsi per salvare padre e fratello.

Nella sezione degli omaggi al sessantesimo anniversario del Festival, Claude Lelouch ha presentato il suo thriller sentimentale Roman de gare che ruota attorno a Judith, una scrittrice che vaga per Parigi alla ricerca di ispirazione. La sua ricerca si farà pericolosa quando si imbatterà in un serial killer. Il film, che rimane sempre in bilico tra realtà e fantasia, ha come tema ricorrente quello del destino e non è la prima volta nei film di Lelouch. L’autore fino a qualche giorno fa si era presentato al Festival con il falso nome di Hervè Picard. Ha ammesso poi di aver usato uno pseudonimo perché, dopo l’insuccesso di Les Parisien, desiderava non subire pressioni e pregiudizi.

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