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Il rosso e il nero

Il rosso e il nero

Trama scontata, eppure…
L’incipit di WaqWaq può apparire piuttosto banale: un mondo desertico in cui tutti combattono per sopravvivere…l’epico viaggio di un giovane ragazzo…una lotta per il destino del mondo; insomma temi classici già visti e rivisti. Al di là di questo aspetto pur non colpendo particolarmente di primo acchito WaqWaq come fumetto riesce a incuriosire.

Intreccio tra carne, acciao e sangue
La storia si sviluppa su pochi presupposti essenziali. Da tempo immemore una sanguinosa guerra tra umani dal sangue nero e macchine sta logorando il piccolo arido mondo di WaqWaq. Un giorno dal nulla appare il fantomatico Dio dal sangue rosso, essere mitologico di cui si dice sia necessario per sfruttarne la forza portarlo a Ragnatela, nel centro del pianeta. Il giovane Shio incontrerà il Dio quasi per caso, iniziando così il suo viaggio. Nel proseguo, dal terzo numero in poi specialmente, si può apprezzare meglio e capire il rapporto particolare che lega le macchine e gli altri esseri meccanici a questi misteriosi umani dal sangue nero e alla divinità dal sangue rosso, apparentemente nient’altro che una ragazzina giapponese delle superiori come tante altre del nostro tempo. La trama si snoda attraverso numerosi combattimenti intervallati dal proseguimento del viaggio dei protagonisti verso la loro meta ultima, con la messa in campo nei momenti di stanca di rivelazioni, che spiegano i retroscena della storia, molto interessanti e in grado di rendere plausibile come si sia giunti a questa situazione su WaqWaq.

Un concentrato di ritmo e approfondimento
La serie si compone di soli quattro numeri, anche per questo le azioni si susseguono più velocemente rispetto alla norma giapponese, non risultando però affrettate, grazie anche alle numerose pause offerte dai dialoghi. Il parco personaggi è davvero vasto considerando l’esiguità della durata, e persino quelli meno fondamentali risultano dipinti con tratti caratteristici forti.

Ottima produzione stilistica
Graficamente Fujisaki ha uno stile particolare. La linea è molto sottile con un forte uso di retini e neri, i primi utilizzati quasi sempre piatti. Nonostante questa leggerezza le immagini non svaniscono nella pagina, ma conservano una loro solidità. Nelle scene comiche, discretamente numerose, il maestro Ryu deforma anche più di altri suoi colleghi, senza preoccuparsene eccessivamente. Degna di nota è la resa delle macchine, che grazie al tratto comunque molto pulito rende il design particolarmente sinuoso e chiaro, tanto da far sembrare che siano state davvero costruite seguendo un preciso progetto per ognuna di loro. Gli ambienti per forza di cose fanno da contraltare al resto, essendo, dato che ci si trova in zone desertiche, piuttosto scarni.

Concludendo
In definitiva un fumetto di buon livello, dell’autore del ben più famoso Hoshin Engi, l’opera che l’ha portato al successo, tratta dall’omonimo romanzo mitologico cinese. WaqWaq è consigliato agli amanti di fantascienza, a quelli cui intriga il genere catastrofico e in generale a chi cerca una lettura interessante e non troppo impegnativa per seguirne il dipanarsi in poco tempo.

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