Donne al potere
Siete arrivati al punto che non ne potete più? Vorreste ritrovare il vostro sense of men, battere tutti i record e fondere la vostra console preferita, frequentare night club, fare risse tutte le sere sbronzandovi di birra e invece niente? Insomma, vorreste scaricare la vostra ultima / nuova ragazza? Consiglio: non guardate questo film, potreste farvi influenzare.
Anche la vostra donna potrebbe avere una doppia personalità, una feroce pantera dai denti aguzzi potrebbe nascondersi dietro le vesti della docile farfalla che conoscete. O ancora meglio. La raffinata collezionista d’arte potrebbe essere la vostra super-eroe preferita. Come accade nell’ultimo film di Ivan Reitman.
Idee divertenti, spunti interessanti ma tutto molto approssimato. Tutto a esclusione di Uma Thurman che ruba la scena a chiunque e che risulta essere la vera forza del film. Dopo le prime sequenze ci si aspetta qualche sorpresa, che in effetti arriva ma che purtroppo finisce troppo presto, relegando l’intero film a gag non sempre divertenti. Il nocciolo della questione sembrava essere la vendetta di questa super-eroina scaricata dal proprio ragazzo. Ma come spesso accade in questo genere di commedie fintosentimentali, l’ambiguità gioca brutti scherzi e diventa l’ambizione principale degli intrecci.
Una vendetta piace se è motivata. Qui, invece, il motivo dell’interesse dello spettatore, cioè Uma Thurman, i suoi superpoteri e i suoi completini da supereroe, passano in secondo piano e la rabbia della ragazza tradita e ferita sembra non essere giustificata. Prevale una sorta di pietismo nei confronti dell’uomo che pensa di essere dalla parte della ragione. Senza entrare nel merito della questione lo spettatore, forse, voleva schierarsi totalmente con la supereroina incazzata e tradita. Forse perché in questo modo l’esasperazione di certe azioni e quindi di certe gag avrebbe acquistato più senso. Come il ribaltamento dei ruoli, che ora vede l’uomo attendere la donna tornare dal proprio lavoro. Una sferzata sociale che avrebbe meritato più spazio.
Ci si ferma, purtroppo e ancora una volta, a un livello molto basilare del far ridere. Che fine ha fatto il regista che raccontava con sarcasmo la storia di quattro acchiappafantasmi smarriti nel caos newyorkese?
Comunque, occhio. Valutate bene il da farsi. Sarebbe complicato spiegare come ha fatto uno squalo a mordervi, nel vostro appartamento.
A cura di Matteo Mazza
in sala ::