Intervista a Oliver Stone
Durante la conferenza stampa di presentazione di World trade center, abbiamo incontrato il regista Oliver Stone, che ha raccontato il suo film ai giornalisti.
Come ha vissuto l’11 Settembre? E cosa ne pensa delle non dette su quella giornata?
L’11 Settembre ero a Los Angeles. Mi ricordo benissimo che la domenica dopo quel giorno ero molto depresso, perché la domenica è il giorno in cui la famiglia si riunisce e io pensavo a tutte quelle famiglie distrutte. Ho cercato di mettere il sentimento che ho provato quel giorno in questo film. Cose non dette? Non mi sento in grado di dire molto. Solo posso dire che per quanto riguardava l’Afghanistan, avevamo ragione.
Lei tratta l’11 settembre raccontandone la quotidianità…
Il mio film non è ordinario, non è un luogo comune. E’ la storia di cinque persone che si aiutano in un momento drammatico. Era una storia straordinaria. Non solo i cinque protagonisti, i poliziotti e le loro mogli, ma anche i cinquanta soccorritori. Loro non hanno mai parlato dei loro sentimenti politici. Forse un giorno farò un film più politico su questo argomento, ma ora volevo passare attraverso la convenzionalità per trovare lo straordinario. Volevo trovare la forza negli eventi di queste vite, andando al cuore di quello che era accaduto e mostrando come gli eventi uniscono le persone. Questo è un film del cuore ed è nel cuore che si trova la nostra umanità: tutti abbiamo bisogno degli altri. Questo per il mondo è un momento buio ed è il cuore che ci può salvare, tenendoci uniti. La politica invece divide la gente. No, non lo trovo un film convenzionale, è veramente sentito con il cuore.
E’ un film d’amore, che però si conclude con una forma di vendetta, con un marine che va a combattere in Iraq. Perché?
Si è vero: è un film d’amore. Sono due storie bellissime, e il fatto che le coppie siano una giovanissima l’altra più adulta ha creato uno splendido contrasto. Non mi ero mai avvicinato tanto alla morte, neanche nei film in cui parlavo del Vietnam o Kennedy. E’stato difficile per gli attori farlo. Ed era difficile non raccontare di chi è andato a combattere in Iraq per un desiderio di vendetta. Sarebbe stato come ignorare la realtà. Gli Americani volevano vendicarsi, e lo hanno fatto attraverso l’Afghanistan e l’Iraq. Cambiare i fatti non è da me. A mio giudizio la guerra in Iraq è sbagliata, ma gli Americani hanno un bisogno di esprimere la loro rabbia che è giusto.
Cosa è cambiato nella mente e nell’animo degli Usa?
Dall’11 Settembre in America ho visto più morte, ho visto più guerra, ho visto il breakdown costituzionale. Le conseguenze dell’11 Settembre sono state di gran lunga peggiori del giorno stesso. L’animo degli Americani oggi è cupo. C’è un sentimento di morte, è tutto più buio. Dobbiamo svegliarci da questo stato. Non volevo un film che parlasse di violenza e politica. Ce n’è fin troppo di questo ora. Per questo ho voluto realizzare un film positivo. Volevo mostrare persone che desiderano e vivono una vita semplice, buona. Esiste la serenità ed è per questo che dobbiamo combattere oggi.
È vero che sta pensando a un seguito per il film?
Non ho ancora pianificato di girare un seguito di World trade center, ma credo che ci siano almeno 7 angolature diverse per un film su questo tema. Ne sono stati girati tanti e man mano che va avanti questa guerra contro il terrore, continueranno ad esserci nuovi film analitici e con punti di vista diversi. La guerra con il terrore non è finita, anzi forse peggiorerà. E’ una situazione molto complessa.
A cura di
incontri ravvicinati ::