Identità in fuga
Un film dall’intenso sapore pirandelliano, adattato in pellicola da una novella dello stesso regista che racconta la curiosa vicenda di Marc che, dopo essersi tagliato i baffi, perde “l’orientamento” e cade in una profonda crisi d’identità. Mentre il contesto intorno al protagonista cambia, disintegrando ogni banale quanto necessaria certezza, il suo ruolo sociale e affettivo resta appeso a un paio di baffi. L’incipit comico-surreale cede presto il passo all’inquietudine e alla malinconia, sottolineate da una fosca fotografia e da scarni dialoghi: lo spettatore, non più osservatore divertito, fa propria l’ansia del protagonista. Lindon, ripreso in primo piano davanti allo specchio, osserva la propria immagine con lo sguardo spaesato di chi aspetta drammaticamente la reazione dell’interlocutore come una immobile maschera interrogativa.
La fuga dai cliché
La borghesia alla moda, sensuale, un po’ progressista, perfettamente incarnata dal fascino discreto della Davos, è irrimediabilmente noiosa e Carrere la deride alla maniera di Buňuel e Chabrol omaggiandola, allo stesso tempo, con le enigmatiche musiche del concerto per violoncello di Philip Glass. All’inconscio di Marc non resta quindi che l’automutilazione per estraniarsi da un conformismo che, tra discorsi compiaciuti e degustazioni di sushi, ha perso ogni spontaneità. Una fuga “simenoniana” dai cliché e dalla routine, per smarrirsi e ritrovare la gentilezza dei piccoli gesti lungo un percorso disseminato di indizi di una circolarità imperfetta, come la rottura reiterata di un laccio di scarpa. Un viaggio-sogno che, nella scena clou del traghetto preso continuamente in entrambe le direzioni, mostra l’angoscia senza traumi di un tentativo tanto vano quanto inevitabile di evadere dalla trappola borghese. Il finale scuro e visionario con il primissimo piano in stile film horror di due occhi lucidi e sbarrati, commuove senza indicare la soluzione affidata alla lettura “guidata” di una misteriosa cartolina.
Curiosità
Il film ha ricevuto il Premio Label Europa Cinema al Festival di Cannes 2005 dov’era presente nella sezione Quinzaine des réalisateurs. Il regista Emmanuel Carrere è autore, tra l’altro, del romanzo L’avversario da cui Nicole Garcia ha tratto, nel 2002, l’omonimo film con Daniel Auteil.
A cura di Raffaele Elia
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