L’insostenibile leggerezza dell’immutabilità
Inverno 1973. La crisi economica colpisce ai fianchi l’Italia. Gli imprenditori che hanno puntato sull’ascesa capitalistica scoprono con delusione di essere solo piccoli pesci alla mercè di gruppi squalo. Le fauci si possono serrare in ogni momento, così compromessi e complotti sono l’unica speranza di poter vivere. Naturalmente, nella dura catena alimentare alla ricerca dell’oro, chi viene estromesso dai diritti sociali e dignità è sempre colui che non ha possibilità, il più debole. La storia si ripete e, come se parlare di ieri fosse parlare di oggi, il lavoratore, la base della piramide aziendale, viene colpito nel suo primario diritto: il lavoro. Si parla di anni settanta però, momenti di coscienza sociale: c’era una consapevolezza forte dei propri e altrui diritti, c’erano partiti e movimenti extraparlamentari che difendevano il proletariato, c’era la lotta armata..
Può essere “La situazione” (come quello appena descritto), “Missilistica per dilettanti”, “Punto di domanda” o “Locuste” il titolo. Essere l’anno 1973, 1954, 1969 o pochi anni fa. Cambiare la stagione, l’ambientazione e i personaggi. Sempre però nei quattro racconti che compongono il testo di Ernesto Aloia, La sacra fame dell’oro, rimane una certezza: l’immutabile senso di naturalezza degli eventi.
Storie raccontate con grande maestria che attraversano una penisola italiana del secondo dopoguerra; agili e crudeli, capaci di trattare con naturale leggerezza drammi sociali ed etici che altrimenti avrebbero il peso di un macigno appeso al collo. Ma Aloia, redattore della rivista Maltese Narrazioni, è capace di mascherare col suo stile di scrittura snello ed essenziale soprattutto un’altra determinante ferocia, più sottile ma di maggiore sofferenza. Pensiamo di leggere delle storie, un pezzo del mosaico che compone il passato della nostra bell’Italia ma al termine di ogni immaginazione narrativa la realtà ci assedia e ci coinvolge. Cosa è mutato dal 1954? Quella sconsiderata fame di denaro, potere, che schiaccia i veri valori della vita, in cosa si è trasformato? Nulla è cambiato e, per dirla come critica odierna, forse “qualcuno” ha legalizzato l’avidità, ha neutralizzato il vero senso della vita: la libertà e l’uguaglianza. È una brutale realtà che con levità Aloia costringe il lettore a guardare negli occhi, con un’eccellente forma d’istigazione alla riflessione. È l’amaro calice dell’oggi che lo scrittore vuole presentarci dietro la maschera del passato.
La sconfitta è sempre imminente per chi non ha come scopo l’avida conquista del denaro ed ha voglia di avere sogni. Nella dura esistenza in un sistema dove le monete suonanti pagano più della gioia di una passione, il sognatore viene schiacciato senza mezzi termini. Ernesto Aloia ci narra la vita passata e ci lascia intravedere quella presente. Vuole farci riflettere, ma soprattutto, vuole farci reagire.
Ernesto Aloia è nato a Belluno nel 1965 ma abita e lavora a Torino. È uno dei redattori della rivista letteraria Maltese Narrazioni. Per Minimum fax ha pubblicato la raccolta di racconti Chi si ricorda di Peter Szoke? (2003).
A cura di Gabriele Ametrano
in libreria ::