Evoluzione della specie
Riders of the lost ark
Sono tornati: forti di una campagna pubblicitaria imponente e del successo delle loro passate avventure, Diego, Sid e Manny cavalcano di nuovo l’onda migratoria sul grande schermo, questa volta alle prese con un’inondazione di bibliche proporzioni, spietati predatori liberati dai ghiacci e, soprattutto, con l’ampliamento del loro eterogeneo branco, che accoglie fra le sue fila gli irresistibili Crash e Eddie, opossum “fratelli” di Ellie, una mammuth con problemi d’identità. Il plot di questo secondo capitolo è ricco di spunti interessanti e gag spesso anche più divertenti di quelle che avevano popolato la prima pellicola, eppure risulta, per struttura narrativa e coesione nello sviluppo della trama, meno efficace del precedente. Se, dunque, la tecnica realizzativa appare sensibilmente migliorata – dal pelo degli animali all’impressionante sequenza del crollo della diga di ghiaccio -, anche questo lungometraggio animato pare soffrire della sindrome di Shrek, ovvero dell’utilizzo della trama come pretesto per comporre un affresco di siparietti tra i personaggi sacrificando di contro quello che davvero potrebbe essere il contenuto.
La geniale Pixar resta dunque sempre avanti, ma Saldanha e il suo staff confezionano, dal canto loro, una nuova, piccola perla di divertimento per grandi e piccini dal ritmo travolgente e dove cominciano a fare capolino numerose citazioni cinefile, da I dieci comandamenti (The ten commandments, Cecil B. DeMille, 1956) a Ti presento i miei (Meet the parents, Jay Roach, 2000). Non saremo di fronte a un capolavoro di genere, ma di certo non si può negare al branco dei nostri migratori preferiti, alla ricerca di un’arca di biblica e spielberghiana memoria, di non avere ancora una volta centrato il bersaglio. Ultimo consiglio: attenzione al re del fuoco, può diventare un piccolo classico del musical!
Scrat Almighty
Inutile negare, nonostante il certo appeal del protagonisti, che la star indiscussa di questo come del precedente capitolo non sia il piccolo Scrat, irresistibile, stoico esserino sempre pronto ad affrontare qualsiasi prova per guadagnarsi la ghianda della felicità: se, in una situazione di normale e fredda logica cinematografica le sue imprese risulterebbero un semplice intermezzo per tenere vivo il sorriso del pubblico, appare evidente quanto azzeccata sia stata l’invenzione di un charachter dalle sfortune quasi coyotesche, in questo secondo capitolo addirittura cardine fondamentale per lo sviluppo e la risoluzione della storia principale.
Così come per i famigerati pinguini di Madagascar (id., E. Darnell, T. McGrath, 2005) urge un lungometraggio dedicato soltanto al piccolo Scrat, pur essendoci il rischio concreto, della ripetitività. Dal salto con l’asta al kung fu, lo scoiattolo (?) più famoso della storia recente del cinema d’animazione regala una divertentissima serie di piccole perle, che culmina con la strabiliante sequenza del Paradiso, in una cornice che omaggia inequivocabilmente gli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina e dipinge il climax artistico e visivo dell’intera pellicola, che, pur non essendo priva di difetti, vale il prezzo del biglietto fosse anche soltanto per il confronto fra l’immortale, minuscolo Scrat e l’Onnipotente. Potreste scoprire una nuova verità sulle ghiande. Irresistibile.
Curiosità
Lee Ryan, doppiatore nella versione italiana di Eddie l’opossum, è uno dei componenti della boyband Blue, nonché recente performer solista. Nella versione originale, Queen Latifah, tra le rappresentanti femmili più in vista del panorama hip hop, doppia Ellie, compito in Italia toccato a Roberta Lanfranchi, ex-velina e compagna di Pino Insegno. Jay Leno, popolarissimo volto tv statunitense, è il doppiatore americano di Tony lo Svelto.
A cura di Gianmarco Zanrè
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