Infelici e contenti
L’aspetto più importante che emerge dall’edonistico Incontri d’amore è la pesante tristezza che si posa sulla vita dei due protagonisti. Una tristezza che logora, soffoca, corrode, disorienta. La più classica tristezza generata dalla noia, dalla mancanza di senso delle cose, dallo smarrimento degli sguardi, dallo spreco delle parole. Una tristezza sterile ma umana, del tutto rifiutata dalla coppia di coniugi, intenti solo a esorcizzarla. Nel film dei fratelli Larrieu, la tristezza si presenta sotto due aspetti: il desiderio e la paura.
Per quanto riguarda il desiderio, la tristezza inizialmente si nasconde, forse si intravede, ma non si individua di preciso. Perché il desiderio si scatena nei corpi e probabilmente l’avidità, l’ingordigia, la voglia di ottenere / possedere qualcosa o qualcuno sono troppo forti per essere controllati. Poi scatta un meccanismo, una sorta di soddisfazione mischiata a insoddisfazione in cui il desiderio si fa da parte e lascia lo spazio ai pensieri traballanti. Subentra la tristezza, quello che si voleva è stato ottenuto e ora se ne vuole ancora di più perché non basta.
Poi arriva la tristezza intesa come paura di non farcela a sopportare la vita, paura di avere noia, paura del tempo che scorre e che non si ferma, paura di non sapere cosa poter fare. Una condizione di smarrimento, di perdita delle certezze.
Adam e Eva sostanzialmente temono la loro vecchiaia. Sono delusi da ciò che hanno e soprattutto da ciò che non hanno. È per questo che si ritrovano, irrealmente, grottescamente, surrealisticamente mescolati a un’altra coppia. Lo scambismo diventa l’oppio che allontana le preoccupazioni, l’anestetico che fa vivere bene, brevi e fugaci momenti di passione. L’esperienza sessuale dello scambio dei corpi diventa la sintesi dell’egoismo di questa coppia borghese che a fatica cerca di non soccombere alla noia.
Le scelte dei Larrieu sono chiare e distinguibili. I due registi prediligono un dichiarato simbolismo rappresentativo piuttosto che un’analisi epidermica delle motivazioni che spingono i due coniugi a compiere certi passi. Ecco spiegati i continui rimandi alla natura, intesa come forma di libera espressione artistica e sessuale, i luoghi comuni sulle nevrosi borghesi, gli inserti caricaturali e ironici tipici di un certo cinema francese. Un amore ambiguo, vissuto a stento, che ha bisogno di essere alimentato (e non caricato) da esperienze extra-ordinarie. Viene da chiedersi se sia per davvero un amore o qualcosa di finto e scoppiato. La quotidianità è la sfida più dura da affrontare perché l’uomo non si senta solo. Come invece si sente in questo film.
A cura di Matteo Mazza
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