Sommersi di noia
Se, durante la visione di questo film, avrete la sensazione di essere diventati preveggenti, non vi preoccupate: non è così. Voi siete gli stessi, ma state assistendo a un film di una prevedibilità imbarazzante. Ogniqualvolta penserete: «Be’, adesso non succederà mica questo, figuriamoci… è troppo ovvio!», nel giro di cinque minuti verrete smentiti e succederà proprio quello a cui avevate pensato.
Dopotutto, mettete insieme le Bahamas, la droga, gli squali, un gruppo di bellocci e – squillino le trombe – i pirati, e il risultato non potrà che essere un “action polpettone”. E se condite il tutto con un po’ di sana rivisitazione storica “all’americana”, avrete un ottimo piatto da dare in pasto alle ottuse fauci di qualche teenager statunitense, annebbiato da eccessi di testosterone e steroidi.
La sceneggiatura (scritta probabilmente da un ex-teenager, ora adulto ma pur sempre annebbiato dai suddetti eccessi) sembra infatti ricalcare quel modo semplicistico e banale di vedere tutto quanto è storia come un possibile luogo di avventura per qualche avvenente e avventuroso action man americano – vedi Il mistero dei templari (National treasure, Jon Turteltaub, 2004).
La regia, che non ha pretese di originalità, si mostra invece particolarmente virtuosa nell’inseguire le più che mirabili terga di Jessica Alba, unico punto di forza di questa pellicola. Se non che il regista John Stockwell insiste un po’ troppo nel riprendere le forme della Alba (la stessa attrice ha dichiarato che stare sempre in bikini davanti alla troupe fu imbarazzante) e all’ennesimo primo piano è lecito attendersi che le natiche parlino, rivendicando un ruolo autonomo nel film.
Alla fine non resta che una considerazione: pur trattandosi di un prodotto buono solo per chi abbia una voglia spasmodica di svago in stile “stacchiamo la spina al cervello”, rimane la grande ammirazione per l’incrollabile amore hollywoodiano per un entertainment lobotomizzante, croce e delizia di una nazione intera.
A cura di Enrico Bocedi
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