Il giovane Potter cresce. Magici sentimenti a Hogwarts
Apre le danze lo sguardo inquieto, triste e malinconico del mago più famoso del millennio: il predestinato Harry Potter. Eroe enigmatico e atipico, il giovane Harry danza ancora una volta in bilico tra vita e morte. Sta crescendo, non solo fisicamente, e si vede. Dopo la rielaborazione del rapporto con i genitori avvenuta negli episodi precedenti, soprattutto nel terzo, in questo quarto capitolo Harry è più maturo e comincia ad aguzzare la vista. Prende coscienza di un fatto importantissimo: le ragazze esistono. Ecco, quindi, che alle danze si uniscono pure gli ormoni. Ma l’ombra di Voldemort minaccia ancora una volta il destino del giovane mago, e allora Alastor “Malocchio” Moody, il nuovo ed eccentrico insegnante di Difesa contro le Arti Oscure di Hogwarts, si unisce alle danze con il suo acutissimo occhio, puntato sul giovane mago per difenderlo dalla minaccia. La felicità è fugace e il Male chiude presto le danze.
Tra un ballo e l’altro l’occhio dello spettatore è protagonista di un gioco ben calibrato e divertente. Un gioco che sfrutta sia le regole dell’horror (poche sequenze, per niente gratuite) che quelle della commedia e del thriller. Un congegno ordinato e convincente, senza nessun tipo di sbavature narrative. Ma forse non c’è da meravigliarsi troppo visto che il regista della quarta traduzione visiva dei racconti della Rowling, è Mike Newell, il più british di tutti i registi di quella che un tempo veniva chiamata “British Renaissance”. Poco importa se non ci sono i tanti trucchetti dei primi due episodi, qui la tensione è sempre alta e non si corre mai il rischio di annoiarsi.
L’impronta di Newell è fondamentale per mantenere equilibrate le coordinate del film. Il ritmo è sempre alto, la vicenda è ben sviluppata e la costruzione dei personaggi ricalca abbastanza fedelmente il profilo che viene tracciato nel romanzo. Newell mescola un po’ tutto il suo cinema, dall’umorismo nero di Quattro matrimoni e un funerale (Four Weddings and a Funeral, 1994) alla suspense di Ballando con uno sconosciuto (Dance with a Stranger, 1985), ottenendo indubbiamente un buon risultato visivo ed emotivo.
In sostanza, Il Calice di Fuoco è il capitolo più convincente e divertente della saga. Le atmosfere meno dark e l’intreccio meno intricato, soprattutto rispetto al terzo capitolo diretto da Alfonso Cuaron, Il Prigioniero di Azkaban (Harry Potter and the Prisoner of Azkaban, 2004), contribuiscono a un maggiore coinvolgimento dello spettatore. Che affettuosamente si unisce alle danze, agli imbarazzanti sguardi e al fiorire di nuovi amori.
Curiosità
Dopo soltanto una settimana negli Usa, Harry Potter e il Calice di Fuoco, ha incassato 100 milioni di dollari al botteghino. Il drago della prima prova della Coppa Tremaghi è un pupazzo lungo 120 metri munito di un lanciafiamme con un getto di oltre 90 metri. Daniel Radcliffe, per realizzare le sequenze della seconda prova, ha trascorso sott’acqua oltre 41 ore in tre settimane di riprese. Budget di lavorazione fra i più alti della storia: oltre 300 milioni di dollari.
A cura di Matteo Mazza
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