P come….?
Prendo posto in sala per assistere alla proiezione della pellicola tratta dal caso editoriale 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire (Fazi Editore, 2003) dell’ormai ex-ragazzina(?) Melissa P. che dà il titolo al film. Mi volto verso le file dietro: gli spettatori sono, per metà, adulti mossi da spiriti pruriginosi (ma forse anche da semplice curiosità), per l’altra metà ragazzine/i: resteranno deluse entrambe le parti. C’è poco da spiare e poco da emozionarsi, in questi centocinque inutili minuti che stanno sbancando il box-office.
P. come povero. E’ un film povero, nelle immagini e nella riflessione su ciò che dovrebbe sostanziarlo, l’età dell’adolescenza con tutto quel che significa e porta con sé: trasformazioni fisiche e psicologiche, perdita dell’incoscienza, ricerca dell’identità, contraddizioni e contrasti… Ma di tutto questo sembra che resti, qui, solo il tema “scoperta della sessualità”, evento fondante dell’età acerba, in effetti, ma ricco di ben altre implicazioni rispetto a quelle mostrate, e con un carico di turbamento e inquietudine mai toccato né alluso nel corso dell’intera pellicola.
«Vuoi baciarmi, Melissa? Allora bacia il mio cazzo». Pare che la fellatio continui a fare scandalo. O forse sarà il sesso a tre… Mah. In effetti il tema del film avrebbe in sé le potenzialità di sconvolgere, di stupire, di far scoprire qualcosa allo spettatore. La scoperta del sesso senza dubbio trasforma, evolve e sovverte la vita psichica e sociale di ogni individuo, e appare in qualche modo in se stessa uno “scandalo”, soprattutto se pensiamo quali aderenze interiori va a toccare e quali implicazioni comporta nell’esistenza futura dell’adolescente. Ma Melissa P. non attinge a nessuna dimensione interiore, tocca solo l’epidermide ed è di una superficialità che intristisce. Sgraniamo questo rosario di clichè: prima inquadratura, la fanciulla guarda il proprio corpo in trasformazione, infila una mano sotto le mutandine, è chiamata dalla madre perché è ora di scuola e lei risponde con un brusco «vai via». Poi c’è l’amichetta del cuore grassa e bruttina (per la precisione, «avvolta nel suo bozzolo di ciccia»), il belloccio della scuola che la considera solo in quanto «scopabile», il compagno di classe che la guarda da lontano e alla fine le dichiarerà il suo amore. Verso il finale arriva anche il momento catartico: Melissa si tuffa nell’acqua purificatrice e dalle profondità del mare risorge a nuova vita (speriamo che non sia una citazione, questa inquadratura subacquea…).
P. come poco creativo, se si pensa a cosa potrebbe essere la fantasia di un’adolescente. Ma del resto anche il libro non brillava per originalità e profondità di visione. Per la cronaca, riferisco che l’autrice del best-seller, Melissa Panarello, ha preso le distanze dal film – sotto alcuni aspetti, non solo inerenti alla trama, diverso dal libro. In ogni caso, diteci qualcosa che non sappiamo. Mostrateci qualcosa che davvero getti un po’ di luce sulle ombre della giovinezza. Chi avesse voglia, (ri)veda L’età acerba (Les roseaux sauvages, André Téchiné, 1994).
A cura di Antiniska Pozzi
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