Chi ha incastrato Carmencita?
Cliente: Lavazza
Prodotto: Caffè Lavazza
Agenzia: Armando Testa
Team creativo: German Silva
Casa di produzione: Little Bull
Agenzia di animazione: Curious Pictures
Doppiatrice: Barbara De Bortoli
Scenografa: Roberta Casale
Stylist: Alberto Vanoni per Aldo Coppola
Anno: 2005
Pensavate che fosse sparita? Che si fosse ritirata a vita privata? Beh, così non è.
Carmencita in questi anni è stata molto impegnata, convinta sostenitrice del movimento femminista, e ispiratrice del movimento punk (“La Rivoluzione dei capelli? Giusta, necessaria, possibile!). Modello per la forma del mouse, è addirittura stata la prima “donna” a far breccia nel muro di Berlino. Perfino Madonna si ispirò a lei per la forma conica dei seni dei suoi vestiti.
Ma alla fine Carmencita non ha resistito ed ha accettato di interpretare una moderna sitcom (in onda il venerdì sera alle 19.30 su Italia 1). In questo modo è tornata sulla bocca di tutti, insomma, a quel successo a cui non ha mai saputo rinunciare: «Con tutte le sciacquette che si vedono in tv, si sentiva proprio la mancanza di una signora!» ha dichiarato.
Scoperta negli anni Sessanta dal genio di Armando Testa, Carmencita è sempe stata una superstar amatissima dal pubblico giovane per il suo modo frizzante e spontaneo di affrontare la vita e il rapporto di coppia con Caballero, lo storico fidanzato che con le sue pistolone le è sempre vicino.
Nella fiction attuale, è un’ironica trentenne. Scrittrice, giornalista e speaker radiofonica, con una rubrica sui problemi di cuore altrui, è libera, indipendente e aniticonformista. Fisicamente è sempre la stessa con le sue lunghe trecce nere e la maliziosa bocca a forma di cuore. Abita con tre sue amiche, in un’atmosfera decisamente simile a quella di Sex and the city, il suo amico del cuore è un pittore gay e a scombinare gli equilibri giungerà un cantante londinese di colore.
Le gag si succedono tra colpi di scena e sketch comici, accompagnati dalle risate registrate di un pubblico fittizio, stratagemma classico di questo genere televisivo. A chiusura di tutti gli spot, il simpatico Gattazzo si pappa sempre un bel pesciolino rosso.
Insomma, Carmencita è protagonista di un vero e proprio programma tv, che si snoda per ben dieci puntate, ben identificate e posizionate all’interno del palinsesto televisivo. Ormai, abbiamo un appuntamento con la pubblicità, come già era successo ai tempi di Carosello, primo programma interamente composto da spot pubblicitari, al quale gli spettatori desideravano volontariamente assistere.
Lavazza, in questo caso, si limita a sponsorizzare una pubblicità. Il prodotto, infatti, sarà realmente mostrato solo nell’ultima reclame.
Ma per chi si perde una puntata? Basta andare su internet! Lì sono spiegati tutti i retroscena e si possono rivedere le puntate che si sono perse. Si può perfino fare un tour virtuale della curatissima scenografia della sit com: una bellissima casa bianca, in ricordo delle prime ambientazioni nelle quali si mosse l’”attrice”.
È una campagna innovativa e ben curata. L’idea di fondo è vincente, anche se, purtroppo sembra che sia rimasta un po’ in sordina, come dire, non ancora recepita bene.
Come sempre, l’utilizzo di un testimonal, che sia un cartone o una persona reale, rende problematico il capire se la pubblicità la si stia facendo al prodotto o al personaggio.
Cioè, come può risultare evidente l’associazione tra Carmencita e il caffè Lavazza, quando nello spot tale bevanda non compare mai?
Di certo è stato fatto un buonissimo uso del mezzo telematico, e la campagna televisiva serve più che altro come invito alla visita dello spazio virtuale dedicato alla conica diva e alla scoperta del prodotto reclamizzato.
Carmencita, d’altra parte, è stata scelta come testimonial in virtù della sua stessa natura, per rivolgersi ad un pubblico giovane (tipicamente composto da fruitori abituali di internet), che in questo modo può essere sicuramente raggiunto meglio.
Purtroppo, non è facile colpire il target giovanile, mutevole e difficile da influenzare, molto più abile nell’inventare e spingere le tendenze piuttosto che nell’accettarle come prestabilite.
Così, per quanto l’idea possa risultare buona, l’accostamento con il prodotto appare comunque difficile da attuare e da mantenere.
Pro e contro di una pubblicità sperimentale.
A cura di Alice Dutto
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