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La bestia d’oro del cinema italiano

La bestia d'oro del cinema italiano

I bambini ci guardano contro La Mala Educacion di Fidelio *******

Cristina Comencini porta sullo schermo il suo bello e omonimo romanzo (2004, Feltrinelli), che tratta un tema scottante e purtroppo di grande attualità come l’incesto. Dopo aver letto anni fa di un fattaccio di cronaca, Cristina decide di trattare l’argomento scrivendo un libro descrittivo come una sceneggiatura. Dopo la lettura, vedendo il film non si rimane delusi. La figlia d’arte sfoggia dietro la macchina da presa un gusto estetico notevole come nel rappresentare l’apparentemente tranquillo interno familiare dove la bestia si nasconde.

A rappresentare tutto il dolore che ne deriva ci pensa la bravura di Giovanna Mezzogiorno e Luigi Lo Cascio, che rendono palpabili tutti i loro traumi di bambini abusati. E la coppa Volpi della sessantaduesima Mostra di Venezia vinta dalla bella Giovanna è più che meritata. Anche se non sarebbe stata sbagliata una coppa collettiva per tutto un cast in stato di grazia: un’intensa Stefania Rocca nel ruolo dell’amica omosessuale e non vedente di Sabina; Angela Finocchiaro (collega di Sabina) e Giuseppe Battiston (regista di fiction televisive) che con la loro ironia e simpatia sdrammatizzano molte situazioni impedendo al film di cadere nel patetico. Alessio Boni, che dopo La meglio gioventù (Marco Tullio Giordana, 2003) continua a dimostrare di non essere solo una bella faccia.
E nel film c’è tempo anche di tirare frecciate al mondo della fiction televisiva, in parte rea della crisi del cinema italiano. Nel finale la pellicola cade un pochino nella retorica, ma a questo si può sopravvivere.

Un’osservazione sulla colonna sonora scritta da Franco Piersanti: le musiche che accompagnano gli incubi di Sabina ricordano quelle della violoncellista di Eyes wide shut (id., Stanley Kubrick, 1999) e che in quel film accompagnavano la descrizione fatta da Alice / Nicole Kidman dei suoi sogni, tra l’altro, molto diversi da quelli della sfortunata Sabina.

La risposta del cinema italiano di Alberto Brumana ********

In Italia non esiste il cinema medio. In Italia c’è crisi. In Italia ci sono o i film di Natale che vedono tutti o i film d’autore che non vede nessuno. La retorica della critica, o forse sarebbe meglio dire del giornalismo cinematografico, ci ha abituato a commenti di questo tipo. Forse si leggono male i dati del box office, forse si tralasciano certi film a favore di altri. Sta di fatto che una pellicola come La bestia nel cuore, vuoi per la partecipazione in concorso a Venezia, vuoi per lo straordinario cast, non può passare inosservata.

Cristina Comencini, con una direzione straordinariamente femminile, ha saputo rappresentare un tema complesso come l’abuso sui minori con una mano delicata e tagliente al tempo stesso. La forza del film sta in una sceneggiatura senza sbavature, che la regista ha tratto dal suo romanzo insieme a Giulia Calenda e Francesco Marciano, sapendosi saggiamente distaccare dalle pagine scritte e tracciando nuove e interessanti linee di lettura. Il secondo punto di forza sta nel cast. Se si pensa ai migliori attori italiani, li si ritrova tutti in questo film. Dai protagonisti ai caratteristi, tutti sono perfettamente in parte e contribuiscono a rendere le differenti anime della pellicola. Tanto drammatici sono Giovanna Mezzogiorno e Luigi Lo Cascio, quanto comici Angela Finocchiaro e Giuseppe Battiston.

È proprio grazie a registi come Cristina Comencini, Paolo Sorrentino e Matteo Garrone se possiamo smentire le accuse alla produzione italiana, dichiarando con certezza l’esistenza di un cinema che è al tempo stesso fruibile da tutti ma fortemente autoriale. Quello che negli anni d’oro del nostro cinema ha saputo portare all’Italia premi e fama internazionale, e che promette nuovamente un futuro roseo.

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