Thriller alla Pavese
Nel cinema italiano degli anni di piombo fece capolino questa pellicola firmata da Stelvio Massi, grazie alla quale il regista marchigiano si avvicinò al genere poliziottesco che lo avrebbe rivisto poi protagonista in moltissime altre prove.
Squadra volante è un film che ricalca in pieno gli stereotipi di genere: un uomo solo alla ricerca di vendetta per cancellare il ricordo della moglie assassinata durante una rapina in banca; un brigadiere, dal pacioso aspetto di Mario Carotenuto, che gli fa da amico fidato; un figlio a carico ma accudito e cresciuto dalla cognata. Questa la vita di Tommaso Ravelli, un Tomas Milian che impersona il ruolo di un poliziotto dalla vis non certo comica, protagonista di esecuzioni di malviventi che avrebbero fatto impallidire l’ispettore Callaghan dei bei tempi. Taciturno quanto basta per far paura a buoni o cattivi e assetato di vendetta, Ravelli ha una e una sola missione, mettere sotto terra quanti più criminali possibile.
Difficile, da questa rapida descrizione, non intravedere la furia cieca che traspariva, nemmeno troppo velatamente, nel Giustiziere della notte (Death Wish, Michael Winner, 1974) interpretato da Charles Bronson oppure in Shaft (id., Gordon Park, 1971), interpretato da Richard Roundtree.
Uniche note stonate un Gastone Moschin che pare decisamente fuori ruolo, non per inadeguatezza recitativa, visto che nel ruolo del malvivente nel Padrino parte II (The Godfather: Part II, Francis Ford Coppola, 1974) risultava all’altezza niente meno che di Robert De Niro, bensì per via di un physique du role che non ce lo fa apprezzare nelle vesti di un bandito privo di scrupoli. E una sceneggiatura che altro non è, in fin dei conti, che un’accozzaglia di luoghi comuni del genere e che servì, all’epoca, per permettere a Milian, e con lui allo stesso Massi, di potersi spostare in ruoli e regie di differente spessore.
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