La lega entra nella leggenda
Cinema e fumetto
Fumetti che sono vere e proprie sorgenti auree per le trame cinematografiche, realtà che si contorcono e si mescolano in un unico corpus d’intrattenimento.
Questa è l’ennesima riconferma di come il mondo cartaceo e quello del grande schermo si cerchino tra di loro, anche se la scintilla che fa scattare la fiamma dell’ispirazione è quasi esclusivamente quella proveniente dall’ambiente fumettistico che mantiene, senza ombra di dubbio, una qualità semantica e culturale di più elevato spessore.
Paccottiglia d’autore
La lega degli straordinari gentlemen, fonte per il film “La leggenda degli uomini straordinari”, è l’ennesimo capolavoro, ma ormai solo di questo si può trattare dato quello a cui ci abituato, di Alan Moore.
L’autore inglese incrementa la sua attività creativa attingendo da uno sconfinato repertorio letterario; tra i cosiddetti “straordinari gentlemen” troviamo infatti figure forgiate dal pensiero di scrittori passati come il capitano Nemo, il dottor Jekyll e la sua antitesi, l’uomo invisibile etc…
L’intera opera comunque, composta da due volumi, sovrabbonda, tra le righe, di riferimenti provenienti da altri artisti; la Rue Morgue di Edgar Allan Poe è già abbastanza eloquente, come lapalissiani sono la citazione di Randolph Carter e gli allacciamenti al pantheon lovecraftiano nel racconto che fa da epilogo al primo volume
La trama è perfettamente congeniata: un sinergico costrutto spazio-temporale che rende più che realistica l’ambientazione vittoriana di fine ottocento e le sue condizioni sociali e morali.
Tutto è centralizzato nella missione, affidata ad un paradossale gruppo di eroi, di difendere fino allo stremo delle forze la propria patria e Londra in particolare dai crimini perpetrati contro di essa: nel primo volume il nemico è rappresentato da una congregazione criminale segreta, mentre nel secondo, aspetto che potrebbe far storcere il naso a chi si era pienamente immedesimato nella verosimiglianza dell’ambientazione del primo racconto, da una minaccia aliena.
Nonostante questa sconfinata amalgama l’intera realizzazione risulta estremamente godibile e non artificiosa come potrebbe lasciar presagire l’accostamento di personaggi così controversi e all’apparenza privi di ogni sorta di collegamento fra loro e uniti soltanto da un senso di patriottismo.
Grafica impeccabile
Gli elogi spettano anche all’illustratore, Kevin O’Neill.
Chi accompagna graficamente Alan Moore può spesso trovarsi in secondo piano se non nel dimenticatoio, ma il disegnatore di Nemesis riesce a pieni voti con un tratto estremamente fluido e moderno, ma allo stesso tempo pregno di particolari, nell’ardua impresa di trasportare su carta un’infinità di elementi attinti da un altrettanto vasto panorama di peculiarità spaziali e cronologiche così poco contigue tra loro;a partire dalla duplice personalità del protagonista del romanzo di Stevenson, al meraviglioso Nautilus di Nemo fino ad arrivare al contrasto tra la rappresentazione di una pragmatica Londra in piena rivoluzione industriale e tutto ciò che riguarda la mefistofelica ed eccentrica presenza aliena, pianeta rosso compreso.
Un condensato di ottima fattura, insomma, a cui si conglobano stralci passionali, momenti lirici, sana violenza, attimi di profonda riflessione interiore, episodi di genuina insanità e un pizzico di autoironia.
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