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cultura dell'immagine e della parola

Milo Manara

La vita e le opere
Milo Manara nasce in provincia di Bolzano nel 1945; consegue il diploma di maturità artistica e in seguito si iscrive alla Facoltà di Architettura di Venezia, ma decide presto di abbandonare gli studi per dare libero sfogo al suo bisogno di espressione artistica: entra così nello studio dello scultore spagnolo Miguel Ortiz Berrocal, dove scopre un’innata predisposizione per la rappresentazione fumettistica, da lui stesso descritta come “un formidabile mezzo di espressione totale” e che proprio in quel periodo stava portando alle luci della ribalta personaggi femminili (Barbarella, Valentina etc…) dotati di una grande carica di sensualità. Non è un caso, quindi, che il debutto di Manara avvenga su una serie per adulti: Genius, dell’editore Furio Viano. E non è un caso che il corpo femminile sia diventato, in seguito, il centro di tutta la produzione di questo grande autore. Se è vero, infatti, che il panorama dei suoi lavori è ampio e variegato, tanto da contenere al suo interno opere a sfondo storico (Storia d’Italia di Enzo Biagi, La parola alla giuria di Mino Milani) opere a sfondo politico (Lo Scimmiotto di Silverio Pisu) e anche opere di riflessione sul medium fumetto (H.P. e Giuseppe Bergman, Le avventure asiatiche di Giuseppe Bergman), è innegabile che nell’immaginario collettivo il nome e l’arte di Manara siano indissolubilmente legati a provocanti e seducenti figure femminili.

Voyeurismo religioso
Le avventure più famose del disegnatore bolzanino propongono sempre all’attenzione del lettore donne bellissime, sensuali e scabrose; protagoniste disinibite di situazioni erotiche sfrontate, quasi esibizioniste. Accade così per Il Gioco (1983), per Il profumo dell’invisibile (1985), per Candid Camera (1988), per Kamasutra (1998) e, infine, anche per La Modèle (2001). In tutti questi lavori Manara riesce ad esprimere la gioia d’amare e il desiderio di libertà che caratterizzavano appieno gli anni della sua maturità, senza mai scadere nella volgarità pornografica di cui venne accusato dai suoi detrattori. Mai nei suoi lavori, infatti, si avvertono disagio o fastidio, anche di fronte al sesso più paradossale; grazie ad un’aura di raffinata sensualità che avvolge i personaggi delle sue tavole, il disegnatore dona all’incontro dei corpi nudi una sorta di vena mistica, suscitando nel fruitore uno stato di blasfema contemplazione.

Uno stile inconfondibile
Realismo. Questo è il carattere fondamentale del tratto di Milo Manara. I suoi personaggi appaiono davvero autentici; anatomie, lineamenti, posture ed espressioni: tutto contribuisce a creare volti e corpi capaci di donare una riproduzione della realtà retinica perfetta, quasi si trattasse di un’illusione ottica. Tanta aderenza alla realtà colpisce ancor di più l’attenzione del lettore nel momento in cui riesce a prenderci per mano e ad accompagnarci all’interno di una favola. Perché è di questo che trattano i racconti di Manara: fiabe. Sogni che invadono la nostra realtà in tutta la loro fisicità; che si impongono, nonostante la loro eccezionalità, come un qualche cosa di concreto, vivo e pulsante come il corpo di una bella donna. Manara ci sprona ad aprire gli occhi su di una dimensione nuova e diversa, fatta di piacere e placida serenità. Spetta poi al fruitore decidere se lasciarsi ammaliare dalle forme sinuose e morbide dei suoi personaggi, oppure negarsi la gioia di vivere un desiderio.

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