L’esistenza e il nulla
Realtà e distorsione di Emiliano Catelotti
Raramente un giudizio a caldo risulta essere in realtà la migliore analisi possibile dei fatti. E’ così che nei tre episodi del film la realtà viene ripetutamente rivisitata, distorta, aggiornata e modellata come argilla in base a esigenze personali o di pubblico dominio. E’ sempre un incidente a dare vita ai tre mediometraggi che compongono il film, incidenti diversi che riassumono però la necessità dell’uomo di far fronte agli imprevisti, e in un modo o nell’altro, di continuare a vivere.
In Cari amici vicini e lontani, diretto da Toni Trupia, è il giudice di un quiz televisivo a trovarsi faccia a faccia con la morte, ma a sforzarsi di rimanere in vita sembra essere il programma televisivo stesso, ancor più del suo uomo di punta, ridotto ormai a fantasma invisibile agli occhi di tutti, tranne che al suo collega presentatore (Lando Buzzanca).
Il regista italiano non sfrutta in maniera adeguata il maggior lasso di tempo concessogli (circa quaranta minuti rispetto ai settantadue totali) nonché la maggior presenza di attori esperti e consumati, presenti da decenni sul grande schermo. L’episodio pare infatti costruito più intorno ai suoi interpreti, che non alla vicenda proposta. I continui dialoghi tra Scarpa e Buzzanca (che riempiono la maggior parte della pellicola), i monologhi di quest’ultimo e i fitti primi piani sembrano essere una conferma di questa ipotesi.
Nel secondo episodio, Il giorno in cui niente successe, a rimanere in vita è il mito di Lawrence d’Arabia. Ramón Alós Sánchez propone una rivisitazione del mistero che circonda la sua morte/scomparsa. L’assenza di dialoghi è compensata dalla voce narrante di Tony Servillo, la sequenza delle immagini iniziali regala preziosi indizi sul seguente svolgimento delle azioni e promette una narrazione intricata, ironica e volutamente ambigua fino all’ultimo.
Il mediometraggio è centrato sulla ripetizione della stessa scena, osservata da differenti punti di vista (quelli dei protagonisti) e conseguentemente da diverse angolature. Il regista spagnolo supera la prova proponendo una sceneggiatura originale, accompagnata da una buona abilità nell’uso dell’intreccio.
I sogni ci ricordano spesso la quotidianità, eventi recenti, ma anche e soprattutto passati indelebili. E’ quest’ultimo il caso del protagonista del terzo episodio, che chiude la rassegna.
Diretto dal regista serbo Miloje Popovic, Niente di grave è probabilmente il più riuscito dei tre mediometraggi. La vicenda è costruita intorno ad un continuo susseguirsi di flashback sapientemente miscelati tra loro, arricchito da un buon uso del passaggio al bianco e nero.
Il protagonista è vittima di un incidente, e nel sonno post trauma rivive gli attimi più intensi della sua esistenza. A conti fatti sembra ormai una vita ricca di sole delusioni, sulle quali il malcapitato sembra non essersi mai fermato a riflettere attentamente. Al risveglio è acciaccato, ma fisicamente integro. Sembra non essere accaduto nulla di grave, ma considerato il sogno è veramente così?
Realtà ed esistenza di Fabrizio Amadori
In Incidenti, film in tre episodi, l’incidente è solo un pretesto. Un pretesto per parlare innanzitutto dell’esistenza. Come non essere d’accordo in un’epoca in cui si vive ma non si pensa?
Parlare di esistenza, però, significa parlare anche del suo opposto. Con ciò non voglio introdurre tanto un discorso sulla morte, quanto sul nulla, inteso in senso metaforico, come sconfitta dello spirito.
L’esistenza è subito protagonista e, nel primo episodio, la questione è se si possa sciogliere un vecchio dilemma filosofico oppure no. Il dilemma dell’essere e dell’apparire, il dilemma del loro rapporto, o del loro scontro, il Dilemma del nostro mondo, quello dell’epoca televisiva, dove essere e apparire vengono fatti coincidere con grande, troppa facilità.
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