Romanzi in fiamme
L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafòn sin dalla sua pubblicazione non ha avuto vita facile: uscito in sordina nel 2001 in Spagna, solo dopo una lenta ma costante crescita di lettori ed estimatori è arrivato con l’appellativo di bestseller anche in Italia. Come i romanzi di Joan Carax e quelli della biblioteca dei libri perduti di cui tratta l’opera, l’esordio narrativo dello sceneggiatore spagnolo Zafòn ha dovuto aspettare troppo tempo prima di essere scoperto.
E’ strano come la sorte del libro rassomigli a quella del mistero che vi è nascosto dentro. Il romanzo, infatti, racconta le avventure di un giovane adolescente appassionato di letteratura alla ricerca del destino di un uomo, uno scrittore scomparso dal passato affascinante e misterioso; una lunga e avvincente storia come quella che sta vivendo Zafòn, sempre più osannato dal pubblico. Insieme ad una stramba compagnia di collaboratori il protagonista Daniel andrà alla ricerca di una vita, scoprendo e affrontando lungo il percorso anche la propria esistenza, divisa tra amicizie, amori e responsabilità.
La semplicità e la purezza d’animo di Daniel sono il cuore vibrante del romanzo e l’amore per la scrittura e la lettura legano inscindibilmente il protagonista al lettore. L’autore dà grande importanza all’aspetto metaforico ponendo in una piccola libreria il centro logistico della vicenda. Zafòn ha inoltre inserito nel testo molti rimandi alla poesia spagnola, e ci regala una perla narrativa con il racconto romantico di una fantomatica penna appartenuta un tempo a Victor Hugo, che per uno strano destino lega le sorti di tutti i personaggi del libro. L’autore dedica ampio spazio anche ad alcune affettuose descrizioni di Barcellona, testimone silente della dittatura spagnola, raccontata attraverso le sue grandi bellezze architettoniche e i suoi angoli sconosciuti.
La struttura del romanzo segue la maturazione adolescenziale di Daniel, interrompendo a volte il filo narrativo con lunghi e precisi flashback che rendono la storia complessa ma ancor più avvincente, caricando di suspence il romanzo, dal quale è difficile separarsi dopo le prime cento pagine.
Tra i bizzarri personaggi che vivono il racconto, una riflessione a parte spetta a Fermin, esilarante e geniale compagno d’avventure di Daniel. La sua personalità eccentrica e la sua vita leggendaria avrebbero dato materiale per un libro separato; e verrebbe quasi da desiderare uno spin off letterario con il solo Fermin come protagonista. Tra le sue tante massime la migliore del libro resta:
«– Parlare è da stupidi, tacere è da codardi, ascoltare è da saggi.
– Chi l’ha detto? Seneca?
– No. Braulio Recolons, proprietario di una salumeria in Calle Avinon, che si diletta di aforismi.»
Basta aprire il libro dopo averlo letto una volta per rinnamorarsi di ogni sua singola battuta, dalla quale è difficile non trarne un sorriso, una riflessione o non desiderare di tuffarsi di nuovo in questo splendido racconto.
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