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Italian beatnik

Italian beatnik

«Esistono uomini che diventano famosi… Altri nascono famosi! Sono Marco Philopat  Fonte: www.marinacafenoir.it Melchiorre Gerbino – il direttore di Mondo Beat – io – ho inventato la contestazione…» così si presenta Mel nel prologo del libro, strapazzando da subito il lettore con una loquacità torrenziale e uno sfrenato vitalismo, intimandogli di partire, di lasciare tutto e scoprire il mondo, viaggiando libero, senza legami, esplorando spazi fisici e mentali.

Partiamo con lui e partiamo da lontano, da un paesino della Sicilia negli anni 40, alla fine della guerra, attraversiamo oceani e mari, vette innevate e deserti, metropoli e villaggi, in movimento costante e circolare, al ritmo di incontri e separazioni, di gioie e dolori. Conosciamo i suoi parenti e il gruppo colorato dei suoi amici hippy, durante il viaggio gli anni passano e il mondo cambia, l’entusiasmo e la leggerezza della giovinezza cedono il passo al disincanto, ma Mel resta fedele a se stesso: un insaziabile sperimentatore, un inguaribile provocatore.

Dal suo viaggio per il mondo Mel grida la propria ribellione e la propria libertà, che si realizza attraverso la liberazione sessuale, la critica al moralismo cattolico, la trasgressione delle consuetudini sociali.
Le prime avventure sessuali di Mel a Stoccolma hanno il sapore di un felice edonismo, dove le orge di droga e sesso celebrano la gioia di vivere e la comunione con gli altri. Le regole sociali vengono infrante per costruire un mondo nuovo fatto di libertà e di pace. Ma Mel sente molto forte anche il richiamo della sua terra, e il ritorno in Sicilia lo porta a confrontarsi con gli atavici valori familiari che inevitabilmente gli stanno stretti. Mel si disfa allora della sua nuova famiglia e riparte, ma ormai l’irrequietezza della giovinezza non varrà più come giustificazione al suo irresponsabile egoismo.

Marco Philopat ha saputo costruire un romanzo vitale e intelligente, nel quale ammicca divertito e indulgente alle stravaganze del protagonista, ma altresì illumina con il giusto senso critico le contraddizioni e le sterilità dei primi movimenti giovanili. L’ironia e la comicità del testo si esprimono principalmente attraverso la polifonia delle voci narranti: il romanzo è costruito come un patchwork, tessuto dalle testimonianze di amici e parenti di Mel, ciascuno di diversa provenienza sociale e geografica, ciascuno con la propria prospettiva sui fatti, che però è sempre contrapposta a quella del protagonista. Questa dissonanza suscita costantemente il sorriso e ridimensiona l’enfasi affabulatoria di Melchiorre Gerbino, che in preda ai suoi deliranti monologhi vorrebbe convertirci alle sue strampalate verità. Ma c’è anche un velo sottile di nostalgia nel racconto, un sottofondo di malinconia per un’epoca ormai lontana che pur nelle incoerenze o negli estremismi, è stata l’espressione di una straordinaria volontà di cambiamento e di fiducia nel futuro.

Dulcis in fundo, in appendice al romanzo troviamo un dossier documentale sullo storico ciclostile milanese Mondo Beat, “a cura di Melchiorre Gerbino”, questa volta quello in carne ed ossa, e vi assicuro che non si tratta del solito gioco di rinvii meta-extra-letterari!

L’autore. Marco Philopat vive a Milano. Protagonista e osservatore della controcultura giovanile, è autore di altri due romanzi, Costretti a sanguinare. Romanzo sul punk 1977-84 (1997) e La Banda Bellini (2002), sempre pubblicati da Shake.

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