Quando non sapevamo
Una storia biografica di dubbio richiamo, se non altro per un motivo: nessuno prima di questo film conosceva la storia di Afred Kinsey. Questo è un fatto abbastanza singolare, dato che i suoi studi ebbero un’importanza fondamentale per quanto riguarda l’emancipazione sessuale di uomini e donne americane, per gli studi sui comportamenti sessuali e per tutto quello che da lì ne derivò: rivoluzione sessuale, femminismo, liberazione dalle costrizioni religiose, attenuazione dell’ignoranza e delle discriminazioni.
Nemmeno si è caduti nella tentazione di eccedere con discorsi e immagini sessuali, che forse sarebbero di maggiore richiamo, ma francamente inutili. In realtà la scelta di Kinsey sembra essere stata fatta con un secondo scopo, forse per parlare di altro o per focalizzare l’attenzione di noi contemporanei su come eravamo quando “non sapevamo”.
Più che l’antropologo e la sua persona, diventano sempre più interessanti le figure accanto a lui: gli studenti, i giovani sposi, i ragazzi, una serie interminabile di persone di tutte le età e razza disperse per la cartina degli stati uniti. Volti serializzati di esseri umani che vivevano nella vergogna e nell’ignoranza, nel terribile sospetto di non essere normali. E quasi è l’occhio della moglie Clara a guidarci nella scoperta dell’uomo e dello studioso: il suo sguardo è spesso in primo piano, con occhi che esprimono amore e dedizione, pazienza, ciò che nei rigidi schemi di Kinsey si perde a poco a poco. Ci vengono mostrate griglie e quadretti, linee divisorie che fanno da sfondo a tutte le “cavie” di Kinsey: mentre cerca di interrogarle per sezionare i loro comportamenti sessuali, mantiene uno sguardo totalmente scientifico, dal quale ogni discorso sul sentimento e l’amore è estraneo. E presto la parabola di Kinsey finisce, in una stanza tonda, senza poter avere il controllo di coloro che gli stanno alle spalle: perde la griglia delle sue schedature e si perde.
L’errore che sembra essere attribuito a Kinsey è stato quello di aver voluto a tutti i costi separare la materia sesso dal sentimento d’amore, rendendolo asettico, liberatorio ma spogliato della giusta dose di pudicizia. Forse è un errore contemporaneo:ci sentiamo a disagio come gli studenti di Kinsey quando il professore mostra a lezione immagini di un pene a contatto con una vagina. E pensiamo quanto sia strano provare imbarazzo seduti sulla poltrona del cinema. Ma non dovrebbe essere così strano.
Curiosità
Secondo il direttore della fotografia Frederick Elmes, le scene più complesse sono state quelle delle interviste, che sono state rimandate all’ultima settimana di ripresa. L’idea fondamentale era quella di riuscire a catturare i volti e le interpretazioni in una frazione di secondo e di cogliere lo stile e la tecnica usata da Kinsey.
A cura di Francesca Bertazzoni
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