Le mille storie
di un biopic
Amadeus, o dell’invidia… Cosa sta sopra, sotto, o meglio all’interno delle biografie dei più svariati personaggi che ci sono stati presentati sul grande schermo? Probabilmente delle riflessioni sull’arte e la vita. Dal microcosmo della vita intima dei protagonisti al macrocosmo della natura umana, della necessità del primo emendamento negli Stati Uniti, della messinscena della vita…
Le singole storie di personaggi estrosi, stravaganti, ci aprono porte verso verità che forse non coglieremmo.
Amadeus di Miloš Forman, 1984
Titolo preciso, ma equivocabile: di quale Amadeus si parla? La scelta di intitolare un film sulla vita di Mozart con il suo secondo nome riassume ciò che sarà il film: un punto di vista diverso, quasi intimo, sul personaggio, quello di chi lo chiama con il nome di battesimo. Forse Mozart non è nemmeno il vero protagonista della storia: il racconto è filtrato da Salieri e, soprattutto, dall’invidia che prova verso il talentuoso compositore. Salieri è l’unica persona in grado di comprendere il genio di Wolfi, quindi di invidiarlo, consapevole della propria mediocrità. L’universalità di Amadeus sta nella capacità di raccontare l’invidia e la sua forza distruttiva, che logorerà sia Salieri che Mozart.
Nessuno conosce Mozart meglio di Salieri: l’invidia è la lente di ingrandimento con cui osserva il rivale e ce lo restituisce in tutti i suoi dettagli. A proposito di Mozart, il compositore di corte potrebbe far suo uno degli aforismi di Oscar Wilde: era il più intimo dei miei nemici.
Larry Flint – oltre lo scandalo di Miloš Forman, 1996
E’ più osceno il corpo nudo di una donna con la vagina bene in vista o sono più oscene le immagini di guerra che la storia ci ha “regalato” e che sempre più spesso siamo costretti a vedere (nel senso che proprio non possiamo più scegliere di risparmiare i nostri occhi)? Qual è la vera pornografia? Negli Stati Uniti si ha il diritto di pubblicare vignette satiriche che hanno come protagonisti affermati predicatori “televisivi” che fornicano con la propria madre? O di presentarsi in tribunale con la bandiera americana indossata a mo’ di pannolino? Larry Flynt, fondatore di The Hustler (che letteralmente vuol dire colui che spinge), rivista più spinta di Playboy, non si arrende al facile guadagno economico, fa della propria vita un atto provocatorio contro l’America dei bigotti, dei facili moralismi, dell’ipocrisia.
Man on the moon di Miloš Forman, 1999
I titoli di apertura sono i titoli di coda; si dice che i fatti della vita del protagonista sono tutti cambiati, per poi smentire subito dopo…[img4] scritto da Scott Alexander e Larry Karaszewski, gli stessi sceneggiatori di Ed Wood e Larry Flynt, Man on the moon condensa il suo senso nella sequenza di apertura: qual è la finzione e qual è la realtà? Questo è l’interrogativo che si pone nel raccontare la vita di Andy Kaufman, comico che non faceva ridere, capace di trasformare la sua vita in totale spettacolarità. La realtà non esiste se non nel suo farsi messa in scena. Andy Kaufman vive tre vite: quella sul palcoscenico, quella dei suoi personaggi, quella reale, ma noi saremo ingannati spesso su quale vita stiamo osservando in ciascun momento del film. Man on the moon cerca di essere provocatorio nei confronti dello spettatore tanto quanto lo è stato Andy Kaufman nei confronti del pubblico. La confusione tra vero e falso non è solo enunciata, è anche esperita.
Ed Wood di Tim Burton, 1994
Ha mai sentito parlare della sospensione dell’incredulità? Domanda postaci da Tim Burton, dietro le sembianze di Depp/Wood. Ma più che chiederci se ne siamo a conoscenza, ci si chiede di praticarla, da due registi che hanno saputo ricreare – più o meno bene – dei mondi fantastici. La macchina hollywoodiana non è solo uno scenario, in Ed Wood, ma un vero personaggio: antagonista di Ed nel momento in cui si rifiuta di finanziargli un film, alleata quando ne sancisce il trionfo finale. Tim Burton ci racconta i trucchi e gli effetti speciali, svelandoci la potenza di quella fabbrica dell’illusione che è il cinema. E si affida alla sua potenza per trasformare il peggior regista della storia del cinema, morto alcolista travolto dai propri insuccessi, in un eroe, audace quanto Orson Welles: perché ha speso la propria vita a realizzare i propri sogni, non quelli di qualcun altro.
Tutte le mattine del mondo di Alain Corneau, 1990
I confini tra l’arte e la vita si confondono nelle biografie dei due compositori Marin Marais e Saint Colombe, vissuti entrambi all’epoca del Re Sole in Francia. Due vite parallele che si incrociano e poi divergono per mai più incontrarsi. Saint Colombe sarà maestro del talentuoso Marais, che però al sacrificio della vita per la musica preferirà il successo andando a suonare a corte, mentre l’austero e solitario Saint Colombe continuerà a vivere di stenti nella propria casa di campagna. Costui, moderno Orfeo, vivrà costantemente con la presenza della morte nella propria musica, immerso nelle tenebre di un capanno per gli attrezzi componendo solo nella spasmodica ricerca di resuscitare la moglie defunta. Al contrario Marais, solamente in punto di morte, capirà l’importanza delle Leçons de Tenebres del maestro e farà eseguire a corte la musica da egli ispirata nella penombra.
A cura di Fabia Abati
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