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Zissou e la surrealtà subacquea

Zissou e la surrealtà subacquea

«Questo è un documentario. Tutto quello che succede è vero». Parole di Steve Zissou (un Bill Murray strepitoso), capitano, in crisi professionale ed esistenziale, della nave che sta setacciando i mari alla ricerca del misterioso squalo giaguaro. Ma cos’è veramente l’opera quarta di Wes Anderson? E’ sì un documentario, caratterizzato dalle didascalie che accompagnano le varie giornate del capitano e del suo equipaggio (un cast veramente invidiabile), ma anche una sorta di metacinema, di cinema che narra se stesso. Assistiamo, infatti, alle riprese dei vari filmati che andranno a comporre il film/documentario (da cui il titolo della pellicola che noi vediamo), e in un passaggio assistiamo anche alla descrizione della nave da parte del capitano Steve, una specie di visita guidata.

Sempre dal titolo possiamo ricavare l’inclinazione avventuristica della storia che ci viene mostrata, messa in moto dall’assassinio del carissimo amico di Steve, Esteban, ad opera del già citato squalo giaguaro, e della sua conseguente caccia. Storia che comunque non sfugge alle regole della commedia, già messe perfettamente in mostra dal regista ne I Tenenbaum (The Royal Tenenbaum, 2001). Inoltre, l’incipit del film avviene in un teatro, luogo deputato della proiezione in anteprima della prima parte del documentario girato dal team Zissou. Ma non finisce qui: come se non bastasse, il regista ci regala un mondo surreale che avvolge l’intera narrazione, fatto di esseri davvero incredibili: granchi caramellati, meduse che emettono una luce intensa, pesci fragolini, rettili resuscitati dalla preistoria. E’ un mondo dal quale emerge qualsiasi creatura, che Anderson si diverte a creare come fa con il suo film. Il punto d’arrivo è proprio la creazione di un mondo volutamente e chiaramente finto: nei passaggi da una stanza all’altra della nave la mdp si muove in piano sequenza stando al di fuori della nave stessa e trapassando le pareti che dividono le varie camere. La finzione viene svelata, divenendo paradossalmente più reale della costruzione fittizia del documentario girato da Steve. Le avventure acquatiche di Steve Zissou, in definitiva, è tutto ciò, una sorta di collage capace di fondere in sé diverse prospettive, di far sorridere grazie a trovate esilaranti (le Adidas Zissou), ma anche capace di muovere emozioni, grazie alla relazione tra Steve e la non chiarita identità del personaggio interpretato da Owen Wilson, di nome Ned, che sostiene essere figlio del capitano.

Wes Anderson ci regala un’altra opera riuscita, grazie anche all’apporto di una colonna sonora che riecheggia pezzi storici: se ne I Tenenbaum c’erano Nico e Lou Reed, questa volta Mark Mothersbaugh (cantante e tastierista dei Devo negli anni settanta, gruppo di spicco nel panorama dell’epoca) accompagna la visione con grandi classici di David Bowie adattati in portoghese e interpretati nel film dall’attore (anche cantante) brasiliano Seu Jorge. A tutto ciò aggiungono niente di meno che Iggy and the Stooges e Sebastian Bach.

Curiosità
Il film è stato scritto in ricordo di Jacques-Yves Cousteau, oceanografo e pioniere di documentari subacquei.

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