Come concludere indegnamente una trilogia
Metaforicamente parlando, Blade:Trinity è il classico fuoco di paglia. Nei primi minuti della proiezione vengono messi in campo molti spunti interessanti e una serie di idee che, se fossero state ben sviluppate, avrebbero senz’altro dato vita a un film di buon livello: l’eroe incastrato dai cattivi e ricercato dalle autorità, l’arrivo di un nuovo e temibile nemico, la morte del vecchio mentore, nonché figura paterna, del protagonista, l’entrata in scena di un gruppo di alleati fra cui, casualmente, milita la figlia illegittima del sopraccitato mentore. Insomma, gli ingredienti per costruire una trama accettabile, seppur non particolarmente originale, non mancavano di certo. Tuttavia ci si rende subito conto di come questi spunti vengano letteralmente buttati al vento, lasciati a morire nel momento stesso in cui vengono proposti, mentre tutto si risolve in una semplice, scontatissima, scazzottata finale.
L’impressione che ne scaturisce è quella di una storia che ha troppa fretta di arrivare alla fine e che, in questa folle ed ingiustificata corsa, perde per strada i suoi pezzi senza che nessuno si dia la briga di raccoglierli.
Ma se può essere accettabile che un film del genere non abbia i suoi punti di forza nell’articolazione della trama, i problemi maggiori sono da ricercarsi altrove. L’elemento che, più di tutti gli altri, avrebbe potuto rappresentare la salvezza di Blade: Trinity, e che invece ha finito col diventarne la croce più pesante, è la spettacolarità delle scene d’azione. Molte esperienze cinematografiche recenti hanno dimostrato come un buon numero di effetti speciali, inseguimenti ad alta velocità, duelli all’ultimo sangue o quant’altro, possano fungere da “cosmetico miracoloso” per mascherare carenze contenutistiche altrimenti palesi.
Questo film invece si limita a regalare qualche colpo di karate e un piccolo arsenale di armi “tecnologiche” che sembrano uscite da un negozio di giocattoli, mentre il temuto avversario finale, che dovrebbe essere un supervampiro leggendario, viene liquidato in pochissimo tempo, dimostrandosi uno degli antagonisti meno coriacei che il cinema d’azione abbia mai concepito; disponendo di un attore/maestro d’arti marziali del calibro di Wesley Snipes si poteva sicuramente concentrare una maggiore attenzione sulle sequenze di combattimento.
Coloro i quali, come il sottoscritto, hanno apprezzato i primi due episodi della trilogia dedicata al cupo cacciatore di vampiri, riceveranno una notevole delusione venendo a contatto con questo malriuscito capitolo finale. Un film decisamente piatto e sterile, in cui soltanto la breve durata riesce a salvare dalla noia.
Curiosità
Nel film compare un numero della serie a fumetti Tomb of Dracula: è proprio questa serie, rigorosamente targata Marvel, che nella realtà ha ospitato per diversi anni le avventure delle controparti cartacee di Blade e dei suoi alleati Nightstalkers. Nel cast va segnalata la presenza di Paul Michael Levesque, alias Triple H, dieci volte campione del mondo Wwe di wrestling, nei panni di un corpulento vampiro, e della bella Jessica Biel, che tutti ricorderanno per il telefilm Settimo Cielo.
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