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Ombre dal passato

Ombre dal passato

Joseph Ruben, regista non di primissimo pelo ma nemmeno tra i più eclettici, fa soffrire inizialmente lo spettatore grazie a un plot che ricalca in buona parte le sci-fiction della tradizione USA degli anni sessanta, basti pensare alla serie Ai confini della realtà fino ad arrivare al più recente X–Files.
La pellicola non offre però molto altro. Gerald Di Pego, e la sua sceneggiatura, non riescono a far seguire una valida argomentazione a delle splendide premesse, riducendo infine il corpo della pellicola a una banale caccia all’uomo, cui ormai siamo abituati dal cinema d’oggi. Peccando di scarsa originalità e dando, a pellicola ultimata, l’impressione di trovarsi di fronte a un’occasione sprecata.

Sceneggiatura che non lavora a sufficienza né sulla psicologia dei personaggi, perdendosi nella più piatta vaghezza delle argomentazioni, né tanto meno su un finale capace di fornire una spiegazione plausibile. Offre solamente l’ostinazione di Telly (Julianne Moore) a dimostrare la sua normalità, ma la protagonista non trova in nessuno degli altri personaggi un co-protagonista dello stesso livello. Non certo il marito di Telly, Jim, interpretato dall’attore Anthony Edwards, divenuto celebre grazie alla fortunata serie televisiva E.R. – Medici in prima linea, che grazie a questa pellicola voleva probabilmente scrollarsi di dosso l’ormai scomoda figura del Dottor Mark Greene. Né tanto meno Dominic “Ash Correll” West, recentemente visto al fianco di Julia Roberts in Mona Lisa Smile (id., Mike Newell, 2003), qui nel ruolo di un ex giocatore di hockey dedito all’alcolismo e padre di Lauren, vittima anche lei della tragedia aerea nella quale morì Sam.
Film, quindi, che delude le attese degli spettatori, che, se inizialmente credevano di trovarsi di fronte alla storia originale di una madre presa ingiustamente per pazza, alla fine si trovano di fronte a una pellicola che non offre molto di più di una serie di scontati inseguimenti, senza capo né coda.

A salvare la pellicola vi riesce solo parzialmente una valida performance fornita da Julianne Moore, che se pur enfatizzando a dismisura la disperazione per la perdita del figlio riesce a calarsi alla perfezione in questo ruolo. Dimostrando una volta ancora di essere ormai in grado di interpretare indifferentemente ruoli antitetici e sfaccettati, basti pensare a Magnolia (id., Paul T. Anderson, 1999), nel quale interpretava il ruolo di una moglie fedifraga. Fino al più recente Lontano dal Paradiso (Far form Heaven, Todd Haynes, 2002) nel ruolo di una moglie abbandonata. Il tutto passando attraverso la sofferenza di una madre dedita alla pornografia in Boogie Nights (id., Paul T. Anderson, 1997).

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Ombre dal passato

Joseph Ruben, regista non di primissimo pelo ma nemmeno tra i più eclettici, fa soffrire inizialmente lo spettatore grazie a un plot che ricalca in buona parte le sci-fiction della tradizione USA degli anni sessanta, basti pensare alla serie Ai confini della realtà fino ad arrivare al più recente X–Files .

La pellicola non offre però molto altro. Gerald Di Pego, e la sua sceneggiatura, non riescono a far seguire una valida argomentazione a delle splendide premesse, riducendo infine il corpo della pellicola a una banale caccia all’uomo, cui ormai siamo abituati dal cinema d’oggi. Peccando di scarsa originalità e dando, a pellicola ultimata, l’impressione di trovarsi di fronte a un’occasione sprecata.

Sceneggiatura che non lavora a sufficienza né sulla psicologia dei personaggi, perdendosi nella più piatta vaghezza delle argomentazioni, né tanto meno su un finale capace di fornire una spiegazione plausibile. Offre solamente l’ostinazione di Telly (Julianne Moore) a dimostrare la sua normalità, ma la protagonista non trova in nessuno degli altri personaggi un co-protagonista dello stesso livello. Non certo il marito di Telly, Jim, interpretato dall’attore Anthony Edwards, divenuto celebre grazie alla fortunata serie televisiva E.R. – Medici in prima linea, che grazie a questa pellicola voleva probabilmente scrollarsi di dosso l’ormai scomoda figura del Dottor Mark Greene. Né tanto meno Dominic “Ash Correll” West, recentemente visto al fianco di Julia Roberts in Mona Lisa Smile (id., Mike Newell, 2003), qui nel ruolo di un ex giocatore di hockey dedito all’alcolismo e padre di Lauren, vittima anche lei della tragedia aerea nella quale morì Sam.

Film, quindi, che delude le attese degli spettatori, che, se inizialmente credevano di trovarsi di fronte alla storia originale di una madre presa ingiustamente per pazza, alla fine si trovano di fronte a una pellicola che non offre molto di più di una serie di scontati inseguimenti, senza capo né coda.

A salvare la pellicola vi riesce solo parzialmente una valida performance fornita da Julianne Moore, che se pur enfatizzando a dismisura la disperazione per la perdita del figlio riesce a calarsi alla perfezione in questo ruolo. Dimostrando una volta ancora di essere ormai in grado di interpretare indifferentemente ruoli antitetici e sfaccettati, basti pensare a Magnolia (id., Paul T.Anderson, 1999), nel quale interpretava il ruolo di una moglie fedifraga. Fino al più recente Lontano dal Paradiso (Far form Heaven, Todd Haynes, 2002) nel ruolo di una moglie abbandonata. Il tutto passando attraverso la sofferenza di una madre dedita alla pornografia in Boogie Nights (id., Paul T. Anderson, 1997).

Filmografia:

• The Forgotten (2004)
• Il tempo di Decidere (1998)
• Money Train (1995)
• L’innocenza del Diavolo (1993)
• A Letto con Il Nemico (1990)
• Verdetto Finale (1988)
• Il Patrigno (1986)
• Dreamscape fuga nell’incubo (1983)
• La ragazza dell’Altro (1977)
• Peccati Jeans e … (1976)










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