“Non siamo isole” Firmato: Jon Bon Jovi
Compiaciuto di un’esistenza priva di scopi, le convinzioni di Will Freeman saranno messe a dura prova da un tourbillon di avvenimenti che lo coinvolgeranno nella vita di un paio di residuati del “Flower Power”: Fiona, appassionata della cantante Joni Mitchell e suo figlio Marcus, un dodicenne pieno di complessi che troverà proprio in Will, e durante infinite chiacchierate con questi, un sostegno per risolvere i suoi problemi con i compagni di classe, con la madre, con il padre che l’ha lasciato. Al tempo stesso Marcus aiuterà Will a rendersi utile, a non essere più un egocentrico menefreghista, a trasformarsi in qualche cosa di più di un adolescente mai cresciuto. Il finale giungerà in un momento nel quale non vorremmo abbandonare ancora i due “ragazzi” non sciogliendo il dubbio del titolo ovvero se sia il “ragazzo – bambino”, diventato adulto, oppure “l’adulto – ragazzo” a essere finalmente cresciuto.
Supportato da una colonna sonora di primissimo livello, scritta per l’occasione da Badly Drawn Boy e ormai diventata un must fra i cultori della musica Brit – Pop, About a Boy può fregiarsi, per ammissione dello stesso Grant, di essere uno dei migliori spaccati di vita riguardanti gli usi e costumi degli scapoli ultratrentenni di oggi. Lo stesso Grant, ha sentito talmente “sua” questa parte, al punto di sobbarcarsi numerosi viaggi alla volta di New York per trattare i diritti della pellicola con la produzione marcata Tribeca e con mister De Niro in persona. Riuscendo in fine a svestirsi, almeno per una volta, del ruolo di seduttore imbranato, ormai incollatogli addosso dai tempi di Quattro matrimoni e un funerale (Four Weddings and a Funeral, Mike Newell, 1994), vestendo, invece quelli dell’approfittatore donnaiolo; calandosi nel ruolo di questo nulla facente dal cuore d’oro e dimostrando una possibile svolta nella sua carriera, poi frenata dal ritorno a commedie ben più soft e contribuendo inoltre ad un’attenta rilettura della sceneggiatura, in collaborazione con lo stesso Hornby, che per la terza volta concede un suo romanzo al mondo del cinema, dopo le esperienze di Febbre a 90° (Fever Pitch
, David Evans, 1997) e Alta fedeltà (High Fidelity, Stephen Frears, 2000).
I fratelli Weitz, alla loro prima uscita dopo il successo di American Pie, cambiano la loro comicità sboccata adattandola ad uno dei migliori interpreti di commedie brillanti attualmente in circolazione, anche per loro si può parlare di una maturità artistica che dovrebbe portarli a qualche cosa di ben più di semplici film per adolescenti. Tutto questo lavoro porta a una piece bella e ben orchestrata tra gli istrionismi di un Grant in piena forma che fa ruotare attorno a sé tutti i co-protagonisti a parte il “ragazzo” del titolo, uno splendido: Nicholas Hoult che più di una volta sottrae la scena proprio a Grant anche qui lasciandoci nel dubbio se sia lui, il bambino, o Grant, l’adulto, il vero protagonista.
Consigliato a tutti coloro che credono nelle favole moderne e nelle prese di coscienza in tarda età.
Sconsigliato ai detrattori di uno dei comici più occulti del cinema moderno.
Filmografia:
• In Good Company (2004)
• About a Boy (2002)
• Down to Earth (2001)
• American Pie (1999)
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