Cosa non si farebbe per amore della scienza
«Everybody all over the world, in every nation». Questo il testo della canzone che accompagna i titoli di coda del film e racchiude la chiave di lettura della pellicola realizzata da Frank Coraci.
Il film ci invita e ci invoglia a viaggiare, a scoprire nuovi angoli di mondo, scoprendone le culture e assorbendone usanze e tradizioni.
“Andando al cinema – dice la produttrice esecutiva Phyllis Alia – il pubblico potrà conoscere l’India, la Cina e tutti quei luoghi esotici che normalmente non ha la possibilità di vedere”.
Il giro del mondo in 80 giorni soddisfa pienamente l’obiettivo del cinema dei fratelli Lumière, i padri putativi dell’invenzione del cinematografo, e più in generale di quello che viene definito “cinema delle origini”, caratterizzato da una vera e propria pulsione turistica. Le pellicole di allora infatti regalavano luoghi lontani e sconosciuti. Questo tipo di visione mirava a provocare nello spettatore lo stupore legato alla conoscenza di mondi con cui a quei tempi non avrebbe mai potuto interagire. “Lo spirito del film – prosegue la Alia – è di aprire gli occhi ad altre culture, di accorciare le distanze nel mondo”. Questa è la vera mission della pellicola. In tempi duri come quelli i nostri, basati sull’indifferenza e sul reciproco sospetto, vengono trattati i temi della gentilezza, della generosità e dell’essere “cittadini del mondo” nella prospettiva del villaggio globale, in cui si incontra gente che mostra affetto e attenzioni. “E’ un film molto attuale – dice Steve Coogan – il mondo ha sperimentato molti problemi, questo è un modo per risolverli”.
Il film è una perfetta sintesi di avventura e comicità, soprattutto grazie alla presenta nel cast artistico di Jackie Chan. L’attore è caratterizzato da uno stile comico ed energico ed è maestralmente orchestrato da un veterano nella realizzazione di commedie. La fonte ispiratrice del film, l’omonimo romanzo di Jules Verne, è reso più attuale dallo stile personale del filmmaker.
Lavorando infatti sull’umanità dei personaggi ha saputo arricchire la vicenda di risate e ilarità. La figura di Fogg, per esempio, che nel romanzo emerge come un individuo noioso e un po’ banale, viene qui riproposto in chiave ironica. E’ trasformato in un inventore pazzo irrorato di passione e la cui insicurezza crea momenti di alta comicità. Il giro del mondo in 80 giorni regala due ore di puro divertimento a tutta la famiglia. Azione, avventura, romanticismo e commedia si fondono insieme attraverso il lento processo di formazione dei protagonisti. Capaci infatti di ampliare i propri orizzonti e le proprie conoscenze attraverso genti di culture diverse, i personaggi divengono individui migliori, in quanto più completi. “E’ un viaggio un po’ pazzo che ti mette in contatto con altre culture, in cui i protagonisti hanno la possibilità di scoprire la vera amicizia e come sia bello aiutarsi a realizzare i propri sogni”, spiega Frank Coraci.
Il look della pellicola è uno degli elementi che incidono sulla qualità del prodotto. Le scenografie, le location e i costumi consentono un tuffo nel passato, sul finire dell’ottocento. Lo spettatore rivive quegli anni in cui la gente cercava di immaginare il futuro: prototipi di macchine volanti, automobili, la prima versione dei rollerblade, il tutto integrato in un’ambientazione con un look storico e il più possibile autentico. Ciò che si è voluto ricreare è una sorta di futuro retrò.“Volevo che tutto fosse molto futuristico, come se Phileas fosse veramente una sorta di uomo del futuro e non un semplice abitante del 1880” confessa lo sceneggiatore Perry Blake.I costumi sono fondamentali nella performance degli attori. Anna Sheppard, costumista, ha ricreato degli abiti storici capaci di riflettere le usanze dei popoli dell’India, Cina, Parigi e della Londra vittoriana, catturando la particolarità storica di ogni paese.
Il film è pervaso da un’energia e una dinamicità tale da tenere viva l’attenzione dello spettatore per tutta la sua durata. Regala al pubblico l’esperienza di un viaggio in grado di farlo sognare e di condurlo, per mezzo della fantasia, in luoghi remoti. L’effetto ottenuto è una commedia che cela sotto le mentite spoglie delle gag comiche, contenuti profondi e messaggi di grande attualità.
Curiosità
“Anche noi abbiamo fatto il giro del mondo – racconta Coraci – come Fogg, Passapartout e Monique. Oltre a visitare tutti posti in cui si recano i tre protagonisti, il viaggio ci ha aiutato a capire cosa volesse dire spostarsi a quei tempi. Data l’impossibilità di trasportare un’intera troupe in giro per il mondo, l’idea è stata quella di scegliere qualche location da usare in 1000 modi”. La Thailandia ha ospitato Cina e India, Berlino si è trasformata in Londra e Parigi. “Con questi due paesi abbiamo messo insieme Il giro del mondo in 80 giorni – spega Blake – La tentazione di girare parti di pellicola in studio è stata scavalcata dall’ esigenza sempre più forte per l’effetto realtà da parte del pubblico”.
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