Chi ha paura del Lupo Cattivo?
Ogni favola per bambini ha un lupo cattivo. L’esperienza spaventosa è un elemento catartico per i piccoli che imparano a dominare le proprie paure e così sono aiutati a crescere. Ogni fiaba raccontata a un piccolo è paragonabile a una sorta di cammino iniziatico verso il mondo vero, quello realmente spaventoso.
Esistono nella realtà dei Lupi Cattivi che non si limitano a mangiare la nonna di Cappuccetto Rosso, ma che abusano di quei piccoli che dovrebbero spaventarsi solo delle storie di lupi raccontate loro da nonni davanti ai focolari domestici. Non si tratta più di riti di iniziazione, ma dell’inizio di una caduta verso le profondità di un inferno fatto di paura e di autopunizione.
Walter torna alla sua vita come Lupo cattivo. Merce danneggiata è l’eufemismo che viene usato dai colleghi di officina che non lo vogliono fra di loro. Walter è però cambiato, sa che quello che ha fatto è stato abominevole, ingiustificabile e si rende conto di camminare sulla lama di un rasoio con il rischio di ricadere nella tentazione di sedurre nel bosco una piccola Cappuccetto Rosso. Con l’aiuto di Vickie, una donna che la vita ha reso dura e forte, decisa ad amarlo nonostante il suo passato, Walter affronterà la propria psiche deviata con decisione, fino a trovarsi davanti ad un bivio che gli porrà di fronte una scelta definitiva.
Elemento forte e al contempo rischioso del film è il modo con cui viene presentato Walter, accusato dai colleghi e dal detective incaricato di controllarlo. Lo spettatore è spinto fin dall’inizio a comprendere Walter, a giudicarlo redento e quindi compatirlo, mentre il mondo della piccola cittadina (fatta eccezione di Vickie, una Kyra Sedgwick molto intensa) lo tratta come il già citato Lupo delle favole. Appare quindi psicologicamente disturbante l’idea che il pubblico parteggi per un uomo che, con un minimo di autoconsapevolezza, non vorremmo mai avere come collega o vicino alla scuola dei nostri figli perché, è chiaro, se lo ha fatto una volta lo potrebbe fare di nuovo. La carica emotiva del film è veramente forte e, sebbene non sia mostrata né allusa alcuna violenza, in alcune scene è difficile sostenere lo sguardo che si fa complice dei tentativi di adescamento del Lupo cattivo.
Infine ripeto la mia esortazione a diffidare di quei film che citano altri titoli incensandosi di essere più angoscianti di…, più audaci di… e così via (gli esempi al cinema in questo periodo non si contano, da The grudge – id., Takashi Shimizu, 2004 – a L’uomo senza sonno – The machinist, Brad Anderson, 2004 – fino a The Saw – id., James Wan, 2004). In questo caso il titolo di riferimento è il bellissimo Mystic River (id., Clint Eastwood, 2003) di cui il film di Nicole Kassell condivide il tema principale, la pedofilia, e alcuni sottoelementi come la dimensione della piccola città e la sottotrama “gialla”. The Woodsman è un film diverso e duro, ma con il rischio di sembrare furbo, che indubbiamente merita una menzione anche per la scelta coraggiosa di Kevin Bacon di calarsi in un personaggio così difficile, con il quale sarebbe meglio non impersonarsi.
A cura di Carlo Prevosti
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